Il razionamento del credito e l’aumento dei tassi di interesse sono i due maggiori problemi che le piccole e medie imprese affrontano attualmente nel mercato creditizio nazionale.
In particolare il prezzo del tasso di interesse, che dipende dal rischio che comporta finanziare una qualsiasi impresa. In base al proprio rating (valore che indica in sintesi la probabilità di solvenza), un’impresa ottiene un determinato tasso di interesse.
Ciò comporta che le imprese meno redditizie o meno strutturate abbiano in Italia una grande difficoltà nell’accedere al credito, soprattutto in tempi di stretta e maggiore selezione quali quelli attuali. Il che, in un Paese che si regge in gran parte sulle imprese medie e piccole, può costituire un enorme problema.
Qui entrano in gioco i Confidi, ossia i consorzi che esercitano in forma mutualistica attività di garanzia collettiva dei finanziamenti in favore delle imprese socie o consorziate. In pratica, sono i Confidi a offrire alla banca le garanzie di solvenza su un finanziamento rivolto ad una impresa associata. I Confidi sono ormai, anche a norma di legge (art. 107 del Testo unico bancario), da considerarsi come dei veri e propri intermediari creditizi specializzati nella concessione di garanzie. La loro maggiore solidità patrimoniale e attendibilità professionale è infatti particolarmente importante nel sistema creditizio italiano in quanto ha l’effetto di mitigare il rischio di credito di un finanziamento.
In questo senso, e a fronte delle recenti difficoltà delle imprese medio piccole nel reperire finanziamenti a tassi accettabili, è prevedibile che con la trasformazione dei confidi in intermediari creditizi il loro ruolo strutturale e patrimoniale ne esca rafforzato. Anche a livello gestionale, svolgendo un ruolo di supporto nell’elaborazione di analisi finanziarie adeguate alle piccole e medie imprese, i Confidi potrebbero fungere da vere e proprie “banche di garanzia“, mettendo il loro rating a disposizione delle imprese consorziate e il loro know-how a disposizione degli istituti bancari. Nascerebbero così soggetti dall’assetto patrimoniale ancora più solido e dalle caratteristiche di veri e propri intermediari finanziari, in grado di portare indubbi benefici sotto il profilo del trattamento prudenziale dei crediti da essi garantiti.