Il recente Decreto Sviluppo mira a dare una scossa all’economia allentando quelle strozzature che, in questi anni, hanno contribuito a rendere statico il mercato.
Fra le novità più importanti introdotte, vi sono semplificazioni fiscali rivolte a imprese e cittadini, bonus assunzioni e credito d'imposta nella ricerca: iniziative importanti ma insufficienti.
Il fatto è che il Governo dovrebbe prevedere misure più incisive per lo sviluppo delle società nel territorio italiano. La notizia che il 26,7% delle imprese non riesce a trovare personale adeguato è un fatto particolarmente allarmante alla luce dell'alto tasso di disoccupazione soprattutto fra i giovani. Questo significa che i giovani tentano il loro approccio con il mondo del lavoro fortemente impreparati. La responsabilità di tutto ciò non può essere altro che di scuole e università .
Perché non partire da qui, presentando una vera riforma dell'istruzione? Una riforma vera, non come quella che lo scorso inverno ha portato nelle piazze delle città italiane migliaia di studenti per manifestare contro il ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini ma piuttosto una riforma che affidi a università e istituti tecnici superiori il delicato compito di formare realmente i giovani nel rispetto delle specifiche richieste aziendali.
E' questo un punto molto importante che ci sentiamo di suggerire poiché, per permettere un regolare sviluppo all'economia italiana, è necessario che ognuno di noi vada nella medesima direzione seguendo un percorso già tracciato e ben definito. Se la scuola conduce i giovani verso una direzione e le imprese italiane si dirigono verso la direzione opposta, allora abbiamo sbagliato tutto.
Le proposte arrivano anche da altri fronti. Rete Imprese Italia, ad esempio, individua e suggerisce un piano ben dettagliato: mercato del lavoro e welfare, riduzione delle tasse per imprese e lavoratori, semplificazioni, credito, innovazione, Mezzogiorno, Europa e modifiche alla legge elettorale in modo da dare più potere ai cittadini piuttosto che ai partiti.
Di diverso avviso il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, secondo cui il credito d'imposta per le nuove assunzioni al Sud previsto dal Decreto Sviluppo è una misura elettorale.