Microsoft parla di Google Apps e, in particolare, dei costi che tale soluzione nasconderebbe dietro l’apparenza di una suite gratuita.
Lo mostra attraverso un grafico a forma di iceberg dove, alla punta, è associata la simbolica gratuità del prodotto, che però nasconde sotto la superficie dell’acqua altri costi, alcuni fissi anno dopo anno, altri una tantum e altri ancora non quantificabili, in quanto associati a costi non monetari.
Trattandosi di una ricerca condotta da Microsoft, potrebbe facilmente nascere qualche perplessità in merito ad alcune osservazioni(soprattutto ora che è stato lanciato Office 365), che potrebbero essere facilmente considerate di parte. Nell’articolo, tuttavia, Tom Rizzo assicura che si tratta di considerazioni ottenute attraverso interviste a 90 Pmi americane, francesi e giapponesi.
Molte aziende dichiarano di non andare oltre la trial gratuita del prodotto Google, limitandosi in alcuni casi solamente all’utilizzo di Gmail e Calendar.
I costi nascosti – che Microsoft definisce “Google tax“, ovvero una sorta di tassa applicata dal motore di ricerca – non solo inciderebbero sulle spese aziendali ma avrebbero anche un impatto sulla produttività . Microsoft ha evidenziato tre aree critiche: deployment – costi del supporto IT – training.
Per quanto riguarda la prima area, Microsoft sottolinea le limitazioni di Google Apps nella gestione dei servizi e della sincronizzazione, aggirabili solamente con l’utilizzo di applicativi di terze parti.
Non sarebbero per Microsoft da sottovalutare neppure i costi legati alla migrazione da Microsoft Exchange (ad esempio, l’applicativo “Exchange to Google Apps Migrator” ha un costo di 20 dollari per ogni utente).
Infine, Google non offre un supporto 24x7x365, fattore che potrebbe risultare determinante in caso di problemi.
Microsoft ritiene che i servizi di Google Apps risultino ancora limitati in quanto a capacità di conversione, importazione/esportazione di documenti, con evidenti limiti di flessibilità e numerosi bug. Trattandosi di una suite interamente online e basata su HTML, presenterebbe inoltre problemi di formattazione e potenziale perdita di dati nel processo di migrazione e conversione, motivo per cui, secondo Microsoft, abbandonare Office sarebbe una follia.
Dalle interviste, pare che l’uso delle Google Apps non precluda in molti casi l’utilizzo in parallelo di Microsoft Office: il 90% delle aziende intervistate ha dichiarato di non aver abbandonato la “buona vecchia” suite Microsoft, ritenuta necessaria per assicurare compatibilità e affidabilità ai documenti.
In conclusione, per Microsoft solo chi sa vedere cosa si nasconde sotto le acque (dell’iceberg) può realizzare il vero ROI delle Google Apps e perché 750 milioni di persone continuano ad utilizzare Office per il loro business. Parola di Microsoft!