Internet cresce a ritmi vertiginosi e l’attuale protocollo Interner (IP) IPv4 non è più adatto a gestire una mole di utenti in crescita esponenziale. Se è vero che tra pochi mesi verranno esauriti gli ultimi blocchi di IP liberi, è anche vero che dovremo iniziare a pianificare il passaggio all’IPv6, il nuovo protocollo internet in grado di reggere con facilità la crescita vertiginosa del Web.
I vantaggi dell’IPv6 in ambito aziendale sono davvero tanti, ed è dunque auspicabile che le imprese, anche quelle più piccole, decidano di investire nella ristrutturazione della propria infrastruttura informatica.
L’IPv6 garantirà anche maggiore sicurezza grazie al supporto IPSEC integrato, migliore gestione del QoS e del routing.
Inoltre, potendo contare su una quantità quasi illimitata di IP, sarà possibile assegnare ad ogni dispositivo un proprio IP, e dunque vedremo scomparire con molta probabilità il NAT (Network Address Translation) visto che non sarà più necessario tradurre gli indirizzi di rete.
Dunque, l’introduzione dell’IPv6 rappresenta un tassello fondamentale per la crescita e sviluppo della rete, ma anche un’opportunità di innovazione per le imprese; ma per chi non si fosse già preparato, come comportarsi al momento del passaggio che, come detto potrebbe avvenire in tempi davvero molto brevi?
I piccoli studi e aziende sicuramente non hanno ancora progettato di investire in nuove infrastrutture, anche perché non c’è ancora una grande offerta di soluzioni IPv6 Ready e sopratutto perché quelle che ci sono sono tutte abbastanza care!
In ogni caso niente paura, il passaggio sarà del tutto indolore, perché i provider già da tempo si stanno preparando alla migrazione e già oggi molti utenti viaggiano su rete IPv6 senza saperlo.
Ovviamente, questo è possibile grazie ad alcuni accorgimenti come il tunneling, ma da quando l’IPv6 diventerà operativo al 100% sarà necessario iniziare a progettare una migrazione verso il nuovo standard.
Il problema maggiore della migrazione, oltre al cambio di router e switch, riguarderà comunque i software di terze parti che dovranno essere aggiornati, sempre che lo siano e questo potrebbe comportare spese notevoli per l’acquisto di nuove licenze.
In ogni caso c’è tempo: sino al 2025, salvo cambiamenti, l’IPv4 e l’IPv6 coesisteranno tranquillamente.