Tratto dallo speciale:

Gestire la creatività  e l’innovazione partendo dalla collaborazione

di Stefano Besana

Pubblicato 5 Ottobre 2010
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:36

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Chi ha detto che il genio e la creatività  sono espressione del singolo? Chi ha ancora in mente l’immagine romantica dello scienziato arroccato su una torre d’avorio, paragonabile quasi al viandante nel mare di nebbia di Caspar David Friedrich, solo davanti a mille dubbi e domande? Chi pensa che l’innovazione provenga dalla spinta creativa di solo “pochi” eletti?
Questa visioni della genialità , della creatività  e dell’innovazione oltre ad essere poetiche sono
anche – tutto sommato – abbastanza sbagliate.

Recenti ricerche e approfondimenti scientifici (non ultimo il volume di Keith Sawyer – Group Genius) hanno dimostrato che l’innovazione e la creatività  sono processi che scaturiscono da una rete di persone che si trova a lavorare in modo coeso ed efficace (oltreché efficiente) assieme, piuttosto che dalla spinta di un solo individuo.

Per calare questi concetti nel concreto basti pensare che Thomas Alva Edison – universalmente riconosciuto come abile inventore – aveva alle sue spalle un team creativo di ben 16 persone e il suo ruolo era più vicino a quello di un Project Manager di oggi che a quello di un solitario scienziato.

Ma in che modo questi concetti possono essere applicabili – o anche solo interessanti – per una realtà  aziendale? In che modo si possono conciliare innovazione e partecipazione?

In questo senso le nuove tecnologie vengono in nostro aiuto. In particolare il mondo dell’Enterprise 2.0, definito da Andrew McAfee come: “l'uso di piattaforme di social software in modo emergente all'interno delle società  o tra le società  ed i loro partner e clienti”. L’Enterprise 2.0 attraverso una opportuna strategia di coinvolgimento e di co-partecipazione che renda attivi sia utenti che dipendenti che clienti è in grado – se opportunamente impiegato – di generare processi di innovazione realmente competitivi a costi ridotti.

Ovviamente non dobbiamo pensare a tool o servizi in grado di fare magie e trasformare contesti poco produttivi in casi studio di livello nazionale, ma piuttosto a piattaforme collaborative in grado di creare dei contesti che abilitino le persone alla partecipazione e a contribuire con idee e innovazioni.
Processi come questi sono possibili e realmente sperimentabili sia dalle grandi che dalle piccole imprese con risultati soddisfacenti.

Il consiglio è sempre quello di rivolgersi a compagnie specializzate che sappiano accompagnare l’azienda in un processo di cambiamento e di evoluzione generale al fine di migliorarne i processi di lavoro.