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Dalla manovra una tegola sulle Pmi dell’Edilizia

di Paolo Sebaste

Pubblicato 14 Giugno 2010
Aggiornato 26 Ottobre 2018 14:21

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Non solo tagli alla spesa pubblica, la manovra potrebbe potrebbe far cadere una (ennesima) “tegola” sulla testa di una miriade di Pmi del settore Edilizia, soprattutto quelle attive nel settore delle ristrutturazioni e delle opere per il risparmio energetico degli edifici.

Dalla lettura del provvedimento viene evidenziata la disposizione che prevede che gli importi versati con i bonifici bancari o postali effettuati dai clienti a favore di imprese che hanno operato interventi di ristrutturazione, saranno decurtati di un 10% a titolo di ritenuta fiscale che verrà  direttamente incassata dall’Erario.

Nel mirino delle Entrate in sostanza tutti gli importi versati obbligatoriamente a mezzo bonifico per poter consentire ai contribuenti le detrazioni del 36% o del 55%. Un vero e proprio anticipo di liquidità  che, peraltro alla fine, potrebbe essere anche superiore alla somma dovuta al Fisco e forse (in parte) recuperati.

Magra consolazione, infatti, ci si può attendere dalla speranza offerta dalla norma della possibilità , in un secondo momento di “recuperare” l’importo anticipato, in sede di dichiarazione dei redditi da parte dell’imprenditore, visto che la definizione della relativa procedura è affidata a futuri provvedimenti.

La tracciabilità  dei movimenti finanziari, soprattutto quelli relativi alle attività  svolte dalle Pmi mostra dunque il suo volto più beffardo e allunga qualche ombra (e non solo) sulle possibili ricadute che subirà  il settore edile, in attesa dei sospirati effetti del Piano Casa che ancora stenta ad avviarsi, che proprio alle ristrutturazioni ed al risparmio energetico ha affidato buona parte del rilancio per sollevarsi da una crisi profonda.

L’accoppiata con un’altra norma, sempre contenuta nella manovra, relativa all’obbligo di fatturazione elettronica, che obbliga soprattutto le PMI e le imprese artigiane ad attrezzarsi tecnologicamente per far fronte all’obbligo di rendere tracciabili i propri ricavi per gli importi superiori ai 3mila euro non lascia spazio ad altre interpretazioni oltre quella sostanzialmente peggiore: fine (se mai c’è stato un inizio) della tregua fiscale?