La manovra economica predisposta dal Governo e presentata in forma di decreto legge è già operativa: le sforbiciate ad alzo zero, salvo ripensamenti in sede di conversione in legge affidata ai due rami del Parlamento, non hanno risparmiato nemmeno i certificati verdi, un incentivo alla produzione di energia rinnovabile che ha sinora garantito un corretto equilibrio fra domanda e offerta, evitando possibili
speculazioni derivanti dall’oscillazione dei prezzi degli stessi certificati, prevedendo l’obbligo di ritiro, da parte del GSE, di quelli in eccedenza rispetto alla domanda.
La norma contenuta nell’art.45 della manovra, in modo secco e senza i tanti preamboli utilizzati per altri tagli e riduzioni, stabilisce che il GSE non è più obbligato a ritirare i certificati verdi in eccesso ed è subito alzata di scudi da parte delle imprese e delle Organizzazioni operanti nel settore che non esitano a definire il provvedimento una “misura che danneggia il settore produttivo dell’energia da fonti alternative”. C’è tuttavia da chiedersi se la misura, benchè apparentemente improvvisa, non fosse già nell’aria da diverso tempo.
Verosimilmente proprio l’eccesso di offerta ha costituito sin dalla sua creazione, il punto debole del meccanismo, che ha prestato il fianco allo stop stabilito dal Governo. Già dell’avvio, il mercato dei certificati verdi ha mostrato i suoi limiti con un trend “storico” di eccesso di offerta: la quota di certificati rilasciati ai produttori di energia da fonti rinnovabili era costantemente maggiore rispetto a quella di cui i compratori avevano l’obbligo di acquisto, sino a determinare un crollo del valore dei certificati e la formazione di uno stock di certificati invenduti.
L’introduzione dell’obbligo di ritiro (acquisto) da parte del GSE dei certificati invenduti insieme all’incremento della quota annuale che i produttori di energia da fonti non rinnovabili sono obbligati ad acquistare ha in qualche modo tenuto in piedi il meccanismo lasciando tuttavia irrisolto il problema di fondo.
Il Governo operando un “taglio gordiano” ha sostanzialmente lasciata inevasa una esigenza del settore delle rinnovabili che merita di essere approfondita: c’è un modo migliore per “riequilibrare” il mercato dei certificati verdi e quindi gli incentivi alla produzione di energie rinnovabili, pur riducendo (gradualmente) l’obbligo di ritiro da parte del GSE? Magari ampliando il versante dei soggetti obbligati a partecipare al mercato (obbligo di acquisto) dei certificati verdi?