Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è espresso con un secco no di fronte alle nuove norme sul lavoro. A tutela dei lavoratori, a quasi un mese dall'approvazione definitiva del provvedimento da parte del Parlamento, la legge è rinviata alle Camere per un nuovo esame.
Serve dunque una nuova deliberazione in ordine alla legge Deleghe al Governo in materia di lavori usuranti, di riorganizzazione degli enti, di congedi, aspettative e permessi, di ammortizzatori sociali, di servizi per l’impiego, di incentivi all’occupazione, di apprendistato, di occupazione femminile nonché misure contro il lavoro sommerso e disposizioni in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro.
Come si legge nel messaggio del Quirinale, il mancato via libera alla Riforma è frutto dell'estrema “eterogeneità della legge” e in particolare alla complessità e problematicità di alcune disposizioni con specifico riguardo agli articoli che disciplinano temi attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale.
Cinque gli articoli su cui si concentrano i dubbi del Presidente della Repubblica e tra questi si annovera anche il cosiddetto Arbitrato che incide proprio sull'articolo 18 dello statuto dei lavoratori:
appare quindi necessario escludere la responsabilità penale attualmente prevista per i soggetti responsabili di alcune categorie di navigli, in linea del resto con gli adattamenti previsti dal citato testo unico n. 81 del 2008, e prevedere, come già accade per altre infermità conseguenti ad attività di servizio, un autonomo titolo per la corresponsione di indennizzi per i danni arrecati alla salute dei lavoratori.
Di contro, da parte del ministro del Welfare Maurizio Sacconi arriva la conferma che l'istituto dell'arbitrato non sarà smantellato: ciò che chiede il Presidente Napolitano non è la cancellazione ma semplicemente una revisione.
Il Ddl lavoro approvato lo scorso 3 marzo introduce importanti modifiche alla disciplina del rapporto di lavoro. Nel dettaglio è stato istituito il ricorso all'arbitrato, un collegio di tre arbitri, per risolvere le cause innescate dai licenziamenti.