Nelle scorse settimane, i disco verde allo scudo fiscale ha sollevato un accesso dibattito fra sostenitori e detrattori, evidenziando il netto dissenso da parte dei piccoli imprenditori, per quanto non necessariamente così “piccoli” da non poter essere interessati dalla misura, soprattutto se poco onesti.
Orbene, a rincarare la dose, oltre al secco no levatosi dall’intera società civile, è risultato significativa anche la presa di posizione di alcuni istituti bancari, che ritengono lo Scudo Fiscale un’offesa nei confronti dei contribuenti che hanno sempre rispettato le regole, premiando invece chi ha evaso le tasse e commesso il reato di trasferimento di valuta all'estero.
Questa, nello specifico, è l’opinione di Banca Etica che, al contrario di altre banche, ha deciso di non scendere a compromessi – come previsto dalle modalità operative decretate – assecondando una sorte di beffa per chi, in questi anni, ha sofferto la pressione fiscale.
Porte chiuse in Banca Etica ed Etica SGR, dunque, a coloro i quali hanno occultato ingenti patrimoni nei cosiddetti paradisi fiscali, eludendo le tasse.
Di contro, molti altri istituti bancari stanno addirittura allettando i beneficiari dello Scudo con ulteriori incentivi per chi sceglie di avvantaggiarsene. Una questione anche economica o solo etica?
Di certo, Banca Etica ha comunque scelto di dire “no”: «i principi della finanza etica che ispirano per intero la nostra attività prevedono la piena tracciabilità e la provenienza lecita del denaro che raccogliamo. Accettare capitali accumulati anche grazie al mancato rispetto delle leggi e che, al già grave reato di evasione fiscale, potrebbero sommare il falso in bilancio, sarebbe una violazione del nostro Dna e un tradimento dei clienti che ci scelgono quotidianamente in nome di un uso responsabile del denaro», così ha motivato questa decisione il direttore generale di Banca Etica Mario Crosta.
Banca Etica ha quindi da tempo confermato che non proverà ad intercettare né accetterà i capitali di ritorno in Italia via Scudo fiscale, ritenendo questa legge un atto di tradimento verso la “faticosa e dolorosa” lotta per la legalità portata avanti dalle associazioni, dalle amministrazioni più attente e dai cittadini responsabili. Un altro passo verso la “depenalizzazione dei reati nelle nostre coscienze”.
Un’azione ritenuta di marketing, semplicemente per ottenere visibilità , secondo molti media. Difesa invece con foza da dall’istituto bancario come una forma di rispetto nei confronti dei proprio clienti affezionati. Una denuncia che vuole andare al di là della semplice protesta, bensì vuole lanciare un messaggio di coerenza e di riflessione su una legge ritenuta profondamente diseducativa.
Un segnale già colto da molti dipendenti di altre banche che, in seguito all’annuncio, hanno manifestato il proprio sostegno, condividendo la posizione assunta da Banca Etica. Questi avrebbero manifestato la propria sofferenza e il proprio disappunto sull’impossibilità , all’interno dei propri istituti bancari, di rifiutare l’operazione. Per di più nella maggioranza dei casi esistono addirittura delle task force di manager a caccia di quei capitali.