Il Web è passato dall’1.0 al 2.0 e le prime avvisaglie del terzo passaggio sono già nell’aria da un po’. Non è difficile domandarsi a che punto saremo tra qualche anno.
Ebbene – a nostro avviso – la riflessione su questi temi deve assumere, soprattutto nel nostro contesto italiano, un posto di prim’ordine.
La Rete non è più qualcosa di accessorio, ma il fulcro fondamentale della realtà quotidiana, anche lavorativa: riflettere su tali temi significa prendere atto di una trasformazione che è in corso e che influenza la società a differenti livelli (psicologici, sociologici, antropologici, economici e politici).
Tanto per fare qualche esempio: la concezione del Web-as-a-platform sta pesantemente rivoluzionando le logiche tradizionali.
La dematerializzazione e la delocalizzazione sono due tendenze estremamente significative che, secondo gli analisti, si faranno sentire in maniera ancor più evidente nei prossimi anni: stiamo passando dall’archiviazione dei dati su server aziendali proprietari ad una esternalizzazione verso aziende che offrono applicativi utilizzabili completamente online, senza che sia richiesto installare nulla.
I dati sono accessibili ovunque, sempre e comunque, con livelli di comodità senza precedenti.
Google Apps è l’esempio lampante di questa nuova modalità di intendere Internet.
E l’Italia? Come siamo messi nel Belpaese?
La verità è che tali processi sono conosciuti in maniera approfondita solo da pochissime aziende e le nostre Pmi, se vogliono salire sul treno del progresso, devono essere preparate con anticipo.
La riflessione sul futuro del Web non è materia riservata agli addetti al settore ma qualcosa che riguarda tutti: la rete globale è il perno della nuova economia mondiale, anticiparne i cambiamenti e conoscere la realtà di cui essa fa parte sono le chiavi – a mio avviso – per lo sviluppo del prossimo futuro.