L'INAIL (Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro) ha diffuso nei giorni passati il Rapporto annuale 2008 dedicato al monitoraggio degli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali registrati in Italia.
Alla data di rilevazione ufficiale del 30 aprile 2009, il bilancio infortunistico per l'anno 2008 si presenta decisamente migliore rispetto a quello dell'anno precedente, sia per l'andamento generale del fenomeno, sia soprattutto per quel che riguarda gli infortuni mortali, che ovviamente rappresentano gli eventi di maggiore impatto sociale ed emotivo.
Risultano infatti pervenute all'INAIL 874.940 denunce di infortuni avvenuti nel corso dell'anno 2008; in pratica circa 37.500 casi in meno rispetto al 2007, con una flessione di 4,1 punti percentuali, nettamente superiore al -1,7% che si era registrato nel 2007.
Anche per gli infortuni mortali il bilancio 2008 risulta numericamente favorevole: 1.120 morti sul lavoro nel 2008 con una riduzione del 7,2% rispetto ai 1.207 dell'anno precedente.
Pur nella drammaticità dei numeri, che rimangono comunque inaccettabili, INAIL sottolinea come si sia conseguito un incoraggiante record storico: per la prima volta dal 1951 (primo anno per il quale si dispone di statistiche attendibili e strutturate) nel nostro Paese il numero dei morti per infortunio sul lavoro è sceso al di sotto della soglia dei 1.200 casi/anno.
Tutto bene allora? Non proprio …
Sul fronte delle malattie professionali si è assistito ad una sensibile crescita di circa 2.000 casi (+7,4%) nel 2007 e ad un ulteriore incremento nel 2008, anno in cui sono pervenute 29.704 denunce, vale a dire un migliaio in più rispetto all'anno precedente (+3,2%).
Nel giro degli ultimi due anni, dunque, si è registrato un aumento di ben 3.000 casi, (+11,7%) delle denunce presentate all'INAIL per il riconoscimento e l'eventuale indennizzo di una patologia di origine lavorativa.
Dall'incrocio dei dati riportati nel documento sembra allora emergere una realtà diversa.
Sommando i dati globali, infortuni sul lavoro (-4,1 per cento nel 2008) + malattie professionali (+3,2 per cento nel 2008), si registra solo una variazione dello 0,9 per cento (in meno) rispetto alle registrazioni dell'anno precedente.
Un dato che non induce certo all'ottimismo.
Ma esistono anche altri fattori atti ad “edulcorare” i dati riportati nello studio.
E' proprio l'INAIL ad informare che da recenti rilevazioni preliminari effettuate su dati ufficiosi, gli infortuni e le morti sul lavoro indichino riduzioni molto consistenti per le denunce di infortunio rispetto allo stesso periodo del 2008.
Con questi trend, delle due l'una: o il calo degli infortuni è attribuibile a una riduzione “reale” (se ne verificano effettivamente di meno) oppure la riduzione è attribuibile puramente a un calo delle denunce presentate; a cui potrebbe non corrispondere un parallelo decremento degli infortuni.
Ovvero: il numero degli infortuni potrebbe essere lo stesso dell'anno precedente o addirittura superiore; tuttavia verrebbero denunciati all'INAIL in numero inferiore.
Risultato: meno denunce, uguale (a livello numerico e statistico) meno infortuni … sulla carta.
Da questo punto di vista, per INAIL i vistosi cali registrati in questi primi mesi 2009 possono essere in larga parte riconducibili anche alla profonda crisi economica internazionale che ha investito pesantemente anche il nostro Paese con forti ricadute negative sull'occupazione e sulla produzione, sia in termini di fatturato sia di ordinativi.
Certamente sì, ma non è l'unica spiegazione.
Il 18 giugno 2008 l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), ha pubblicato un documento in cui fotografa la situazione dell'economia e dell'occupazione sommerse in Italia nel periodo 2000-2006.
Le stime ISTAT indicano che nel 2006 il tasso di occupati irregolari era pari al 12%; ovvero 2.968,6 addetti tra lavoratori dipendenti e indipendenti.
Di questi quasi tre milioni di lavoratori – e di ciò che è loro accaduto tra il 2006 e i primi mesi del 2009 – i dati INAIL non sembrano tenere conto; o, più probabilmente non possono tenere conto in virtù delle difficoltà di rilevazione legate a qualsiasi fenomeno di illegalità .
Sta di fatto che manca all'appello almeno il 12% degli addetti (nel 2006).
Sarebbe interessante sapere cosa si nasconde “dentro” a questo 12%: quanti infortuni, quante malattie professionali, quante omesse denunce.
Un'”assenza” che non consente ancora di tirare le somme: ancor meno di segno positivo.