Il potere logora chi non ce l'ha? La domanda può apparire retorica e la risposta scontata, dal momento che sono sempre più evidenti le relazioni negative tra un ambiente di lavoro ostile, la diminuzione della produttività ed il rischio per la salute dei lavoratori.
D'altro canto anche alcune “strategie difensive” adottate talvolta dai dipendenti per attirarsi le simpatie (o quanto meno evitarne le ire) del “Capo” e quindi guadagnare (anche) in salute, non vengono propriamente considerate un viatico per il successo dell'azienda; e non solo per una questione di etica.
In una economia in cui (forse), anche senza la crisi attuale, la ristrutturazione è diventata una caratteristica comune a molti luoghi di lavoro e la tendenza del mercato del lavoro è fortemente orientata verso forme di lavoro atipico, flessibile o in appalto, con aumento nella composizione della forza lavoro di lavoratori immigrati ed autonomi, i rischi di natura psicosociale richiedono dunque una valutazione nelle imprese che sia alla stessa stregua di quelli che possono potenzialmente tradursi in problemi per la salute con conseguenze fisiche dirette.
Il problema in questi casi è legato alla definizione di adeguati criteri e parametri di valutazione dei rischi legati a fenomeni come lo stress oppure il mobbing e soprattutto adeguatamente sperimentati ed universalmente accettati.
Il primo bando congiunto per proposte di ricerca sui rischi psicosociali nei luoghi di lavoro promosso dal Consorzio NEW OSH ERA, lanciato nel mese di maggio di quest'anno ha lo scopo di contribuire allo sviluppo di una ricerca coordinata sui seguenti temi:
- Relazioni tra leadership e cultura organizzativa aziendale e la salute e benessere dei lavoratori;
- Relazioni tra ristrutturazioni e cambiamenti nel mondo del lavoro e salute e benessere dei lavoratori;
- Fattori psicosociali lavoro-correlati e problemi di salute.
Le relazioni tra esercizio della leadership e salute e benessere sul lavoro potrebbero trovare soluzioni più aggiornate (ed efficaci?) di quelle date dal Machiavelli nel suo “Principe”: “Nasce da questo una disputa: s’elli è meglio essere amato che temuto, o e converso. Rispondesi che si vorrebbe essere l’uno e l’altro; ma perché elli è difficile accozzarli insieme, è molto più sicuro essere temuto che amato, quando si abbia a mancare dell’uno de’ dua…”.