La crisi colpisce anche i manager italiani

di Noemi Ricci

Pubblicato 30 Aprile 2009
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:42

logo PMI+ logo PMI+

Che l’economia globale stia vivendo una delle più grandi crisi mai vissute è ormai sotto gli occhi di tutti e sono migliaia gli studi che negli utlimi tempi stanno sviscerando il fenomeno nei suoi vari aspetti e sfaccettature. Tra queste vi è quello di Astra Ricerche che ha analizzato per Manageritalia (Federazione dirigenti, quadri e professionale del terziario) l’influenza della crisi sui Manager Italiani.

Ne è uscito un quadro quanto mai inaspettato, perché profondamente distante dallo stereotipo del dirigente ricco, sicuro e con uno stile di vita molto agiato. Il Manager Italiano risulta essere invece in seria difficoltà , tanto che sono tanti i vertici italiani che rischiano di perdere il lavoro nei prossimi mesi o lo hanno già  perso.

La motivazione è la stessa che sta portando alla perdita del proprio posto a molti lavoratori italiani e non: il taglio dei costi e quindi del personale da parte delle aziende in risposta al calo di domanda e produzione.

Nel 2008 sarebbero stati circa 10 mila i posti persi nel settore dell'industria e dei servizi. Un andamento che proseguirà , secondo le previsioni, anche quest’anno dopo tre anni di trend più che positivo (+2,7%).

L’Italia è uno dei Paesi a contare il più basso numero di dirigenti: meno di uno ogni 100 lavoratori dipendenti contro, ad esempio, i 3 ogni 100 della Francia e i 6 ogni 100 della Gran Bretagna. E sarebbero anche tra i meno pagati con uno stipendio medio di 3.700 euro netti al mese (100.000 euro lordi all’anno), molto inferiore alla media dei Manager Europei, ma comunque 4 volte superiore a quello percepito da un semplice operaio.

Bisogna però dire che, di fronte alla perdita del posto di lavoro, impiegati e operai hanno dalla loro parte maggiori garanzie, potendo ad esempio accedere agli ammortizzatori sociali. Questo non è previsto per quadri e dirigenti che non possono neanche appellarsi all'articolo 18. La situazione peggiora nelle piccole realtà , dove non è previsto il periodo di “guarded leave” di due mesi nei quali si percepisce lo stipendio pur non lavorando, come avviene in alcune grandi aziende.

La crisi starebbe dunque amplificando una problematica già  insita nella vita professionale di un manager, caratterizzata soliamente da una breve durata e da un'elevata mobilità : il 20% circa ogni anno cambia o perde il proprio incarico, mentre il 5% resta disoccupato.

Molti scelgono in seguito alla perdita del posto di lavoro di puntare sull’attività  consulenziale, rivolta soprattutto alle Pmi come elemento strategico in grado di garantire il maggiore know-how nei progetti imprenditoriali.

A preoccupare per il futuro di questa categoria è soprattutto il calo delle aspettative e della fiducia, passata dal 51% del gennaio 2007 il 51% al 41 del gennaio 2008, fino ad arrivare al 29% del gennaio 2009. Solo a marzo Astra Ricerche ha registrato qualche segnale di ripresa con il 33% dei Manager Italiani che si dichiara ottimista.