Ambiente e Impresa: Green Public Procurement come azione di filiera

di Giuseppe Leonzio

Pubblicato 20 Novembre 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:42

Nell’ambito del filone ambiente e produzione, per migliorare gli standard ambientali il GPP (Green Public Procurement) può essere inserito nelle politiche aziendali come azione di filiera.

Il Green Public Procurement è sostanzialmente uno strumento utilizzato dalla Pubblica Amministrazione – i famosi “acquisti verdi” – a supporto dell’approccio eco-compatibile.
Attraverso il GPP, infatti, viene dato spazio ad una maggiore attenzione al risvolto degli effetti ambientali nel selezionare fornitori e offerte durante il processo di acquisizione di beni, lavori o servizi.

Vista in ottica strategica, si tratta di un’azione che viene solitamente utilizzata dalla politica, in questo caso capace di determinare e identificare nuovi sistemi che si adattino ai mutamenti della società , per sfruttare la leva della spesa pubblica onde generare dei cambiamenti nel sistema sociale.
Questo strumento rappresenta però anche un’ottima base di partenza per ingenerare quei comportamenti virtuosi che aiutino il mercato a ridefinirsi in base ai mutamenti climatici e, al contempo, concorrano nel rivedere l’impatto ambientale dei cicli produttivi.

Il 16% degli acquisti della PA, sul totale degli acquisti fatti nella UE, rappresenta un ottimo bacino di risorse per generare degli effetti diretti ed indiretti sul mercato.
Inoltre, l’effetto volano sopra menzionato potrebbe essere quello di garantire una base economica di partenza alle imprese che attuino determinati meccanismi di tutela ambientale.

Sicuramente siamo ben lontani dal poter parlare di “efficienza” ma, avendo a disposizione uno strumento in grado di unire le azioni dei governi locali, adesso bisogna lavorare per garantire che il mercato recepisca le modifiche sulle azioni di filiera.

Un modello su cui si potrebbe discutere è il seguente:

A. Livello Pubblico > Offerta di Beni e Servi > Filtro GPP > Domanda di beni e servi della PA = Effetto immediato sugli introiti per le aziende che rispondono ai requisiti di tutela dell’ambiente: in questo modo si ha un bacino di spesa da riversare nel settore privato.

B. Livello Privato > Fornitori > Filtro sugli acquisti in base a parametri che possono essere tarati anche dall’esperienza del GPP > Azienda > Filtro verso la domanda di mercato creato grazie alle certificazioni di prodotto e di management > Domanda di mercato.

In base a queste relazioni quanto più gli strumenti adottati nel settore pubblico e privato sono simili quanto più sarà  veloce la trasformazione dei cicli produttivi.

Secondo me, i punti cruciali per affrontare il cambiamento nella filiera sono due.

Il primo riguarda la stima dei costi e dei benefici del GPP, lavoro che dovrà  essere tarato in base anche ai futuri cambiamenti nelle forme di approvvigionamento energetico (con ulteriori costi di riconversione).

Il secondo attiene alla scelta dei parametri da adottare per filtrare i passaggi nella filier. Qui il discorso si fa più complicato perché ci si deve chiedere se sia meglio pretendere solo certificazioni di prodotto/servizio o anche, come valore aggiunto, certificazioni di sistema.

L’impressione, ricavata leggendo gli ultimi lavori che la Commissione Europea ha svolto sul tema, è che si stia andando verso la seconda opzione e che quindi, nell’ottica del mercato Europeo, saranno avvantaggiate le aziende che investiranno nella trasformazione del proprio sistema di management.

Altro discorso, da non confondere, è invece il Life Cycle Costs (LCC) che può essere utilizzato come strumento per misurare sia i costi/benefici del GPP in termini reali e sia gli effetti nel post-vendita.

Per approfondimento, segnalo due letture interessanti che riguardano lo stato del GPP in Italia ed in Europa.

In molti casi si fa riferimento alla Direttiva 2004/18/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 31 marzo 2004 relativa al coordinamento delle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di lavori, di forniture e di servizi e per questo ne menziono il link (il passaggio diretto sulla tutela dell’ambiente è riportato nell’articolo 27).

Cito anche il link di uno studio sui costi/benefici del GPP in Europa visto che oltre ad avere cognizione dei dati reali si può valutare l’uso del LCC quale strumento di stima dei differenti costi per i beni “verdi” e non (IntroParte1Parte2Parte3).
Per quanto riguarda il LCC si può visionare il report redatto dal 4° gruppo di lavoro della Commissione Europea nel settore delle costruzioni.
Infine, si può consultare il sito web sugli “Acquisti verdi della Pubblica Amministrazione”, realizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.