Attualmente, computer portatili, netbook, palmari, cellulari e smartphone, costituiscono ormai da diverso tempo l’arsenale tecnologico medio a disposizione delle imprese: indispensabili per lo svolgimento quotidiano del lavoro in condizioni di mobilità , consentono una ottimizzazione dei tempi ed uno sviluppo della produttività impensabili precedentemente.
I dispositivi portatili, unitamente allo sviluppo delle reti, hanno cambiato profondamente il nostro modo di lavorare e di produrre, consentendoci di essere sempre “presenti”, almeno virtualmente.
La caratteristica della portabilità è determinata in buona sostanza dalla possibilità di utilizzo dei dispositivi anche in assenza di collegamento alla corrente elettrica. Di consegunza, uno degli elementi che più caratterizzano un dispositivo portatile è sostanzialmente la sua batteria e, soprattutto, la sua capacità di fornire l'energia necessaria in un arco di tempo soddisfacente.
In questo senso l’industria si è data parecchio da fare, cercando di trovare soluzioni sempre più sofisticate.
La batteria, in ogni caso è un elemento destinato ad esaurire il proprio ciclo di vita e, conseguentemente, ad essere nella maggior parte dei casi sostituito, con l'avvertenza che si tratta di un rifiuto contenente sostanze pericolose ed inquinanti. Ed a questo punto nasce la fatidica domanda:
che fine fanno le batterie esauste?
La Comunità Europea si è occupata di questo problema con l’emanazione della Direttiva 2006/66/CE, soprattutto con l’obiettivo di limitarne l'impatto ambientale e di vietare la produzione e la vendita di quelle contenenti sostanze considerate più nocive (es. cadmio e mercurio).
In Italia, tuttavia, è ancora indefinito un sistema nazionale che garantisca la raccolta e l’invio a riciclo di tutti i tipi di batterie esauste. Nel nostro paese, infatti, mentre le batterie al piombo, per l'avviamento di auto, barche, e mezzi agricoli, vengono raccolte dal Cobat, peraltro con risultati che ne fanno, ormai da venti anni, un caso di eccellenza a livello internazionale, per tutto il panorama delle batterie non al piombo non esiste ancora un sistema altrettanto efficace, in grado di limitarne lo smaltimento insieme ai rifiuti urbani indifferenziati.
Il Governo ed il Parlamento sono all'opera, per definire una proposta di normativa nazionale, che ha il compito di recepire i contenuti della direttiva comunitaria, definendo un sistema che contribuisca alla tutela dell'ambiente e parallelamente, si auspica, sia efficace ed economico per le imprese, soprattutto se di piccole dimensioni, che saranno chiamate a parteciparvi.