L’Europa, nel gennaio di quest’anno ha avviato il proprio programma strategico in materia di Energia e clima (Pacchetto Energia e clima), cercando di dare seguito alla ratifica dell’accordo di Kyoto sui cambiamenti climatici.
Il pacchetto legislativo varato lo scorso 23 gennaio ha l’obiettivo (piuttosto ambizioso in verità ) di abbattere del 20% entro il 2020 le emissioni da gas serra, ridurre nella stessa misura i consumi energetici e portare al 20% l’uso di energia da fonti rinnovabili, secondo la formula, ormai nota del 20-20-20.
Di sicuro gli obiettivi fissati dalla Ue sono, oltre che ambiziosi, anche costosi.
Ad esempio, la spesa necessaria all’Italia (più precisamente si dovrebbe parlare del sistema economico italiano) per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, è di 70 – 80 miliardi di euro in sette anni.
Provate a farvi un’idea del conseguente onere, provando a immaginare la successione – nell’arco di sette anni – dell'equivalente (con una consistente maggiorazione) di ben sette leggi finanziarie stile “lacrime e sangue” che hanno flagellato questo paese in tempi neanche tanto remoti.
Nel nostro Paese – in queste settimane al centro di aspre polemiche, e due giorni fa chiamato a partecipare al nuovo tavolo tecnico sul rapporto del ministero dell’Ambiente presentato alla Commissione Europea per controbattere sui 18 punti critici evidenziati dalla Commissione – molti si chiedono se lo sforzo richiesto per raggiungere gli obiettivi di Kyoto sia esagerato. Simili dubbi si sono registrati anche in alcuni altri paesi dell’Eurozona.
D'altro canto, gli Stati Uniti non hanno esitato un attimo a rispedire al mittente la carta di Kyoto, nonostante le accese polemiche che ne sono conseguite.
Sarà che il Global Warming è un argomento ottimo per la pubblicità sociale ma ancora con scarsa aderenza ai valori di bilancio di aziende e governi?
A mio avviso, non si leggono al momento stime sufficientemente convincenti nel dimostrare i benefici derivanti dall'applicazione della carta di Kyoto e che svelino a breve termine vantaggi economici, sociali ed occupazionali derivanti da una adesione decisa al provvedimento su energia e clima varato a gennaio dalla UE. Ma si sa, il fine non era quello..
Difficile quindi uscire dall'equazione “aria più pulita uguale economia più povera”.
Anche il progetto 10 alla centesima di Google, in un contesto simile potrebbe apparire come un fantastico pesce d'aprile, magari un po' fuori stagione (ma con i cambiamenti climatici in atto di quale stagione?).
Intanto, giusto per prendere tempo, forse sarebbe consigliabile proporre una Kyoto 2, magari ancora più rigorosa ma possibilmente attuata nel prossimo ventennio, o al massimo che parta giusto al termine dell'era dei combustibili fossili. Magari, nel frattempo, qualche altro paese più rigoroso (si potrebbe leggere più avanzato) potrebbe darci maggiore evidenza del fatto che un'economia eco-sostenibile è veramente possibile.