Più o meno tutti sappiamo cosa siano le mappe mentali – o concettuali – che spesso ci fanno studiare in ambito accademico o scolastico.
Non tutti però, forse, ne riconoscono le potenzialità dal punto di vista lavorativo. Perché dovremmo rappresentare conoscenze e idee in questo modo, anziché in semplici elenchi o in semplici schemi?
E ancora: per quale motivo dovremmo impiegarle al lavoro? Che cosa potremmo guadagnarci? E a quali soluzioni ricorrere?
Cominciamo dicendo che mappe mentali e mappe concettuali non sono propriamente sinonimi ma le due opzioni presentano alcune differenze. Se una privilegia le relazioni, l'altra evidenzia i concetti nella loro unicità .
Ma veniamo al dunque: a cosa servono? Le mappe organizzano la conoscenza, esplicitando le connessioni presenti tra i vari concetti e tra le varie aree logiche.
Le mappe permettono di rappresentare visualmente un problema, una serie di concetti, un determinato ambito, e permettono di scoprire nuove idee e nuove soluzioni che non si erano precedentemente considerate.
Attraverso una mappa abbiamo immediatamente sott’occhio tutti i collegamenti presenti tra i vari nodi centrali, e questo può aiutarci ad assumere nuovi punti di vista, oltre a riconsiderare le questioni da prospettive più interessanti e produttive.
E' chiaro che i risvolti positivi di questo modo di lavorare possono essere particolarmente utili nel caso di ambiti come il project management o la formazione aziendale, dove strumenti come questi sono ampiamente utilizzati.
Per cominciare a farsi un'idea su questo mondo possiamo ricorrere a due dei tanti strumenti 2.0 che la rete mette a nostra disposizione: MindMeister e Mindomo per esempio, oppure ricorrere a software specifici, come C-Map.
Provare non costa nulla, imparare a essere versatili rappresenta sicuramente un punto da non sottovalutare, e questa potrebbe essere un’utile occasione da cogliere. Si tratta di un interessante valore aggiunto che può permettere di lavorare in maniera più produttiva ed efficace.