Organizzazione aziendale internazionale: ICT come strumento di coesione

di Mario Massarotti

Pubblicato 9 Luglio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:37

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Gli effetti dell’implementazione di iniziative di e-business internazionale, sono stati trattati in precedenti post che si propongono di svolgere la funzione minima di orientare quelle Pmi che guardano avanti con spirito di innovazione.

Per riassumere le principali direttrici in cui si scompone l’attività  aziendale durante il suo processo di penetrazione dei mercati esteri, di cui si è parlato a proposito della loro integrazione con le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, potremo definirle così: commercio e distribuzione, approvvigionamenti, produzione e ricerca e sviluppo, finanza.

E’ lecito concludere questo particolare genere di excursus con un rapido cenno all’ultimo dei vettori fondamentali dell’internazionalizzazione in rapporto all’ICT, che attiene gli aspetti organizzativi.
A tale proposito fornirò degli spunti che interessano le aziende in quanto comprendono, ancora una volta, i molteplici vantaggi che una dotazione tecnologica strumentale fornisce agli obiettivi di espansione oltre frontiera del nostro business.

L’organizzazione di un’azienda internazionalizzata può essere letta secondo una duplice prospettiva: localizzazione delle filiali aziendali e nazionalità  dei dipendenti a prescindere dal luogo in cui si trovano a prestare la loro opera.

Per quanto riguarda il primo punto, è noto che le ICT rendono disponibili alle imprese strutture di telecomunicazione che hanno le caratteristiche di: velocità , ampiezza di banda e capillarità . In questo modo favoriscono il collegamento “fisico” tra le diverse unità  della struttura multilocalizzata, riducendo al minimo i disagi dovuti alla dispersione geografica.

Considerazioni a parte vanno dedicate al secondo aspetto: la localizzazione delle risorse umane di diversa nazionalità .

Non è raro che anche nelle unità  localizzate nel Paese di origine dell’impresa vengano coinvolte persone straniere: operai di provenienza comunitaria o extracomunitaria e componenti gerarchicamente superiori come i top manager internazionali.

L’apertura di unità  all’estero comporta solitamente l’utilizzo di personale reperito in loco che viene guidato, in buona parte dei casi, da dirigenti provenienti dal Paese di origine dell’impresa e che possono stringere altri tipi di rapporti di collaborazione con risorse umane reperite sul luogo.

L’utilizzo delle ICT può influire a risolvere problemi di coordinamento e integrazione tra culture diverse, tanto più se l’impresa articola e decentra strutture e attività  su mercati diversi. L’utilizzo di software, e-mail, ambienti di programmazione come strumenti di lavoro può ridurre le distanze in termini di retroterra culturale, conoscenze specifiche, capacità  individuali.

La diffusione di Internet, inoltre, porta con sé il ruolo sempre più preponderante dell’inglese come lingua “di lavoro” a livello globale e ciò comporta, necessariamente, il ridimensionamento dell’importanza delle differenze linguistiche che possono intercorrere tra i diversi membri dello staff.

Le ICT accrescono la capacità  comunicativa tra i soggetti e se questo processo viene integrato con un management formato con principi di gestione a largo respiro, tale da costituire senso di gruppo ed entusiasmo per la condivisione di mission e obiettivi, è probabile che aiuterà  anche a migliorare le relazioni interpersonali e spingerà  perché vengano superati i pregiudizi e le diffidenze tipiche della coesistenza di persone di diversa cultura.