Il marketing tribale è una tecnica di marketing finalizzata a dare vita a comunità di consumatori, sensibili ai prodotti e ai servizi promossi da un’azienda. La logica di base è importata dalle metodologie applicate nelle scienze sociali, soprattutto nell’antropologia, dove gli esperti trascorrono lunghi periodi nelle comunità tribali per interpretarne e comprenderne i comportamenti.
Una metodologia simile è replicabile anche per le imprese che in diversa misura operano sul web e nelle ICT, dove, con i giusti strumenti, è possibile studiare i comportamenti dei consumatori che si aggregano intorno alle community e piattaforme di social network come se fossero tribù postmoderneo telematiche, e in cui sempre più spesso si crea e si consolida il sentimento comunitario tra i consumatori fedeli ad un brand.
Per i reparti marketing e commerciale che lavorano in sinergia, il marketing tribale – e il tribal branding – rappresenta un efficacissimo mezzo per posizionare prodotti e servizi, e per stimolare la formazione delle comunità . Avvalendosi di strategia appositamente studiate è, infatti, possibile supportarne lo sviluppo, ma anche l’autoriconoscimento e, allo stesso tempo, il supportarsi e sorreggersi da sè.
I principali esponenti sono i francesi Michel Maffesoli e Bernard Cova, il secondo dei quali è ritenuto il massimo teorico del tribalismo. Entrambi hanno sostenuto questo approccio come alternativa mediterranea al marketing più tipico e ortodosso, ossia quello di stampo anglosassone.
Non è un caso se operatori di telefonia del calibro di TIM, hanno realizzato campagne come il Tim Tribù Village, sfruttando proprio la tecnica del marketing tribale.
Anche le Pmi che nei loro staff possono contare su un “capitale umano creativo”, avranno l’occasione di sperimentare l’efficacia del marketing tribale per creare legami autentici e duraturi con i propri clienti, all’insegna della fiducia e dell’affettività per i prodotti ed il brand aziendale.