Siamo alla stretta finale, probabilmente la prossima settimana conosceremo tutti i vincitori dell’asta che assegnerà il diritto d’uso delle frequenze del WiMax.
Dunque conosceremo nomi e piani industriali di quei provider che avranno il compito nel giro di un anno di costruire e di aprire al pubblico le prime reti WiMax italiane.
Da chi è rimasto in gioco e dall’intensità dei rilanci stanno emergendo alcuni aspetti molto interessanti che aprono prospettive “curiose” per il futuro del WiMax italiano. Prospettive però in alcuni casi non proprio incoraggianti.
Dall’asta si evince come la rincorsa alle licenze macroregionali sia un affare ristretto a Telecom Italia che in un primo momento ha “sonnecchiato” per poi rilanciare a suon di milioni di euro costringendo al ritiro nomi importanti come Wind, Fastweb e Mediaset.
Si profila dunque un WiMAX fortemente targato Telecom Italia e questo potrebbe essere una aspetto non troppo positivo perché il monopolio porta sempre più problemi che benefici. Questa tecnologia nasce infatti proprio per essere usata non in condizione di monopolio e sicuramente ci dovremo aspettare molte polemiche…
Le notizie positive invece arrivano dalle piccole e media aziende che hanno chiesto di partecipare alle aste per le licenze regionali. Non solo la maggior parte di esse resiste ai rilanci sempre più cari, ma si stanno dimostrando tutte molto dinamiche.
È un buon segno perché sicuramente sapranno far molto bene nella realizzazione delle reti nel proprio territorio. Tra un annetto dunque speriamo di poter parlare di annullamento o quasi del digital divide, perché le premesse ci sono davvero tutte.
Finalmente se questa tecnologia saprà essere utilizzata nel giusto modo potremo portare la banda larga quasi a tutti con un grande vantaggio sopratutto per quelle aziende che fino ad ora erano costrette a dover spendere cifre folli per avere una connessione veloce per il proprio business.