C’è una cosa che mi è saltata subito all’occhio, leggendo il post di Paolo di qualche giorno fa: passano gli anni, si evolvono le tecnologie, ma le “cattive abitudini” umane non cambiano mai. Anzi.
Al contrario, possiamo ammetterlo: proprio queste cattive abitudini, semmai, si adattano al progresso molto più velocemente di quanto siamo in grado di farlo noi coscientemente.
Non mi stupisce quindi che, dai risultati del sondaggio – tutt’ora in corso, lo trovate anche in home page (a proposito, avete già votato?) – sulle maggiori cause di conflitto fra colleghi, il pettegolezzo si trovi al secondo posto. Piuttosto mi meraviglio del fatto che non si trovi al primo.
Da questo punto di vista, dopotutto, la tecnologia c’è venuta incontro in maniera molto efficace: non c’è modo migliore di sparlare di un proprio collega che farlo comodamente seduti alla propria postazione, dietro il monitor del computer.
Nessuno vi potrà mai beccare a parlottare con il/la vostro/a amico/a d’ufficio – perché il pettegolezzo è unisex – magari di fronte alla macchinetta del caffè. Molti meno rischi di esser colti di sorpresa nel bel mezzo di una conversazione inacidita sui difetti del vostro capo.
Adesso è sufficiente un sistema di messaggistica istantanea, o le più tradizionali e-mail. Non ci si deve neppure spostare dal proprio pc, continuando a lavorare nei ritagli di tempo fra un pettegolezzo e l’altro. E nel caso si dovesse avvicinare qualcuno, basta un clic sulla X dell’applicativo e ogni indizio di chiacchiericcio svanisce.
Comodo, no? Paradossalmente le nuove tecnologie rischiano così di aumentare le tensioni fra i colleghi, specie considerando come i mezzi di comunicazione telematica siano tipicamente forieri di fraintendimenti, errori di interpretazione, leggerezze.
Col rischio però che una piccola battuta si possa trasformare in una vera e propria maldicenza, rendendo l’atmosfera in ufficio irrespirabile…