Uno dei peggiori errori che un imprenditore possa commettere è sottovalutare o addirittura misconoscere la dirompente forza di condizionamento e suggestione che il Web esercita nelle scelte quotidiane di tutti noi. Anche commerciali.
Al giorno d’oggi, infatti, prima di fare un acquisto di un prodotto o di un servizio è diventata pratica comune consultare a titolo informativo tutti quegli strumenti di condivisione delle idee a cui la Rete ci ha abituato negli ultimi anni. Stiamo parlando di forum, blog, gruppi di discussione e così via (per non parlare di Google).
Sentire l’opione di chi ha già acquistato un prodotto e/o un servizio è sempre interessante. E non costa niente. Dal resto Internet serve anche a questo. Ma anche nel Web, come nella vita, vale il consiglio di non accettare le caramelle dagli sconosciuti: alle volte le informazioni che troviamo grazie alle nostre ricerche potrebbero non essere veritiere, ma frutto di una strategia di diffamazione on-line.
Facciamo un esempio. Supponiamo di esserci stancati della vecchia e scarcassata cucina e di volerne acquistare una nuova. Dopo aver girato un paio di negozi abbiamo in mano un interessante preventivo: la cucina sembra essere robusta, con un accattivante design e ad un prezzo conveniente. C’è un però: il produttore non è proprio un nome noto e conseguentemente decidiamo di rivolgersi al Web per consigli.
Come vi comportereste dopo aver appreso – da qualche forum – dell’esistenza di numerose persone che hanno acquistato la cucina in oggetto e che si lamentano che le cerniere delle antine si sono rotte dopo sei mesi e che lo stupendo color bianco lucido dei primi giorni perde progressivamente tono con il passar dei mesi? E se i blog che riportano le lamentele fossero più di uno?
Certamente vi verranno dei dubbi, e l’interessante prezzo praticato dal negoziante (che fino a ieri vi sembrava tutto sommato onesto) comincerà a rappresentare esso stesso, alla luce di quanto appreso, una forte remora all’acquisto.
Ma attenzione: dietro un apparente e disinteressato post potrebbe celarsi un subdolo e pericoloso personaggio: il signor Astroturfing.
Negli USA col termine Astroturfing si indica un tentativo organizzato di manipolare le decisioni dei consumatori, e nella fattispecie in esempio si traduce in un significativo danno d’immagine nei confronti dell’odiato concorrente che aveva tutte le carte in regola per vendervi la sua cucina.
Ben conscia di ciò, l’Unione Europea è ricorsa ai ripari con l’emanazione di una precisa direttiva recepita nel nostro ordinamento con il Decreto Legislativo 146 del 2 agosto 2007, che definisce l’astroturfing come “l’impiego di una pratica commerciale idonea ad alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole,
inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso”.
Le multe sono salate… ma i danni d’immagine ben superiori: le chiacchiere e le maldicenze sono dure a morire, si diffondono rapidamente e possono rovinare un business. E questi imprenditori distrutti da una concorrenzza disonesta, questi chi li ripaga?