Asterisk, il compagno di merende di Skype

di Giovanni De Vidi

Pubblicato 20 Febbraio 2008
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:52

“The dream machine”“The time for dreaming is over”… Queste ed espressioni assimilabili ricorrono sovente nella cultura d’oltreoceano: sono locuzioni che assumono connotazioni e significati diversi in base all’argomento, al periodo ed agli umori dello Zeitgeist, quello che i tedeschi chiamano lo spirito dei tempi.

E il Zeitgeist che il destino ha dato alla nostra generazione sembrerebbe essere il mondo della comunicazione (in un mondo dove le persone fanno fatica a parlarsi in modo sincero).

Googlando nella Skyland (così la chiamano) ho notato che le espressioni a cui ho fatto cenno ricorrono anche in tale contesto plasmandosi in una fisionomia che comincia a delinearsi in modo chiaro … in sintesi il sogno del mondo delle comunicazioni sembrerebbe incarnarsi nel matrimonio tra Skype e Asterisk, il noto software Open Source, inizialmente sviluppato da Mark Spenser di Digium, che implementa un vero e proprio PBX e che sta spopolando tra le aziende del Vecchio e Nuovo Mondo.

Più precisamente stiamo parlando dei vari gateway apparsi negli ultimi tempi che interfacciano i due mondi. Ad oggi ne esistono parecchi; per citarne qualcuno: skip2pbx, chanskype e quello dell’azienda italiana Stonevoice. Chi vuole, troverà  nel sito di Voip-Info una esauriente trattazione.

Anche la installazione e configurazione di Asterisk si è semplificata e pur non essendo ancora noob friendly – amica cioè di chi di informatica ne capisce poco – è sicuramente alla portata di molti.

Elogiare Skype è scontato, lapalissiano direbbero i colti. Ma per poter eccellere a Skype mancava un piccolo asterisco che lo collegasse con il resto del mondo (similmente a quanto fa il simbolo * negli ambienti UNIX e DOS nei quali è utilizzato nella ricerche per sottostringhe dei file). E lo ha trovato. L’anima gemella potrebbe appunto essere Asterisk.

Per stessa ammissione degli ideatori, Skype è nato principalmente per assolvere le esigenze del mercato consumer e questa filosofia mal si presta all’impiego massivo in ambito business. La mancanza di alcune funzionalità  addirittura potrebbe pregiudicarne l’utilizzo. Gli serve un PBX.

PBX. Termine a volte fin troppo ignorato anche dagli esperti in informatica e dai responsabili ICT delle nostre PMI ma che è il compagno costante del noioso lavoro quotidiano dal quale contribuisce a distrarci grazie a qualche telefonata furtiva non strettamente attinente alle mansioni lavorative.

Acronimo di Private Branch eXchange, il PBX o PABX altro non è che una centralina telefonica interna alle aziende. Fornisce funzioni quali deviazione di chiamata, instradamento di una telefonata in base al verificarsi di determinate condizioni (identificativo del chiamante, provenienza, orario ecc…) su un altro interno, creazione di gruppi di lavoro, definizione delle classi di servizio, delle tabelle di abilitazione e/o delimitazione, la possibilità  di interfacciarsi con il sistema videocitofonico (apertura cancelli, porte ed altro), gestione del vivavoce, possibilità  di inclusione in una conversazione in corso e centinaia di altre funzioni che sono pane quotidiano.

Il costo di una centralina di questo genere, per una media azienda con circa 100 interni e una decina di portatili DECT, potrebbe benissimo avvicinarsi ai 35.000 euro. Al quale si aggiunge una percentuale oscillante tra il 12 e il 17 per cento da corrispondere al fornitore a titolo di contratto annuo di assistenza/manutenzione se non si vuole “restare a piedi”. In circa 6 anni il costo raddoppia.

Le stesse funzionalità  di un PBX hardware le troviamo in Asterisk a cui serve solo un buon server (magari con RAID5, componentistica ridondata e fornito di un contratto di assistenza con tempi di intervento chiari e stringenti), qualche scheda e un paio di giorni di lavoro.

Costo? Diciamo 5/6000 euro. Non più. Decisamente più economico rispetto a un sistema tradizionale. L’introduzione in azienda del binomio Asterisk/Skype(out) necessariamente in aggiunta alla tradizionale PSTN e al Voip in senso lato va ad interessare tutte e tre le componenti che concorrono alla formazione del costo complessivo di un sistema telefonico.

Per quanto rilevante, il costo del traffico è solo una delle 3 variabili; le altre due sono i costi fissi che sono riconosciuti al gestore di turno per le borchie ISDN della selezione passante e il canone annuale di manutenzione corrisposto all’azienda che segue la centralina oltre al costo iniziale di cui si è detto. E vi assicuro che incidono non poco.

Con Asterisk niente costi fissi, assistenza al bisogno. Con Skype e Voip risparmio sul traffico. E soprattutto nessun legame possessivo con la casa costruttrice della centralina. Dunque un matrimonio e un divorzio (o male che vada di un tradimento). Vi basta?

Per chi volesse approfondire gli argomenti, la sitografia disponibile è ampia; oltre al sito ufficiale in lingua inglese, vale la pena dare una scorsa a Daily Asterisk , allo user’s group italiano Asterisk PBX e a Skype Journal. Buona lettura.