Non passa praticamente giorno senza che qualche azienda del mondo IT non annunci passi avanti nella protezione dell’ambiente. Naturalmente in concomitanza con l’annuncio di un proprio prodotto.
Cosa sia riuscito, dopo anni di totale indifferenza, a far scattare la molla della salvaguardia del Pianeta come nuova possibile fonte di guadagno non sono ancora riuscito a capirlo, ma al di là di questo certi segnali credo che comunque non vadano trascurati.
Guardando oltre il tornaconto strettamente economico di un’immagine aziendale attenta ai problemi del surriscaldamento globale, non si può negare che finalmente qualche cosa si sia messo in moto. I risultati forse non sono ancora così vicini come i grandi nomi vogliono fare credere, ma è certo che esistono finalmente studi orientati proprio in questa direzione.
Succede così che Asus ha scoperto di poter utilizzare per la realizzazione di notebook al posto di materiali problematici da smaltire, del comunissimo bamboo, disponibile in abbondanza e senza particolari processi di trasformazione.
Capita poi che un ricercatore della giapponese Nikkei, abbia scoperto che un utilizzo diverso degli stessi materiali attualmente impiegati per i monitor LCD, porti a una riduzione dei consumi pari al 10%.
Due notizie recuperate tra le tante che quotidianamente affrontano la questione ambientale e pronte a tradursi in vantaggi anche per gli utenti finali. L’aspetto interessante è che in entrambi i casi salvaguardia fa rima con risparmi, ma lascia comunque perplesso il come mai per muoversi in questa direzione siano stati necessari anni di allarmi quasi sempre caduti nel vuoto.
Se si tratta di soluzioni così convenienti come sembra, allora c’è in giro un certo numero di alti dirigenti che non hanno saputo scegliere le strategie migliori…