Soluzioni fisso-mobile: quanto è aperto il nostro mercato tlc?

di Alessandra Gualtieri

Pubblicato 28 Dicembre 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:45

logo PMI+ logo PMI+

Il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso dell’AIIP (Associazione Italiana Internet Providers), che lamentava una riduzione della libera concorrenza sul mercato italiano dei servizi di telecomunicazioni convergenti fisso-mobile, a seguito della delibera Agcom n. 415/07/CONS che ha dato il via libera ai pacchetti “unici” di Vodafone e Telecom Italia.

In virtù della delibera, infatti, da qualche tempo gli utenti possono liberamente usufruire di servizi tlc fissi e mobili integrati, assimilabili gli uni gli altri su unico numero telefonico o unico apparecchio, a tariffe competitive.

A quanto pare, secondo il Tar il mercato italiano è equo ed aperto a tutti gli operatori, nonostante le polemiche persistenti sulle tariffe imposte dai gestori di rete proprietaria per servizi all’ingrosso, raccolta e terminazione su rete mobile.

Anche Wind aveva fatto ricorso lamentando la mancanza di libera concorrenza ma anche in quel caso non vi era stato nulla da fare. In effetti, la situazione è ancora un po’ sbilanciata: gli utenti aziendali hanno oggi a disposizione i pacchetti integrati Alice Unica (Telecom), ReteUnica e InOffice (Vodafone), ma per quanto riguarda gli altri gestori?

Tiscali (HomeZone, Tutto Incluso) e BT Italia (BT Fusion e BT Corporate) stanno affilando le armi, ovviando alla carenza di reti mobili proprietarie con soluzioni combinate che sfruttano WiFi e VoIP, ma che presto si arricchiranno grazie ad accordi di MVNO.

In effetti, sembra proprio risiedere nelle reti mobili virtuali lo sbocco tecnologico che può portare tutti gli operatori a consolidarsi sul mercato tlc. In molti sperano anche nelle promesse del WiMax (mobile) italiano, ma allo stesso tempo sono numerosi gli esperti che invece sottolineano incongruità  e deficienze nel quadro tecnico-regolamentare così come esposto dell’impianto del bando di gara, che è ora passata alla “fase due”.

Tra le 48 società  che hanno richiesto le licenze per le frequenze WiMAX, accanto alle più note Telecom, Fastweb, Wind e BT Italia non mancano operatori già  specializzati nella diffusione di servizi integrati alle imprese: pensiamo ad Eutelia, Infracom, T-Systems e Unidata.
Nei prossimi anni, lo scenario di mercato si arricchirà  molto, credo. Il problema sta forse nella tempistica, che ancora una volta penalizza l’Italia rispetto al resto d’Europa, già  orientata verso ulteriori nuove tecnologie di accesso alternative. Ma d’altro canto è inevitabile procedere per gradi, per cui non rimane che “stare sulla palla” e cercare di trarre il massimo vantaggio, in termini di nuovi servizi per gli utenti, dallo scenario in evoluzione.

Pertanto, in attesa di capire cosa accadrà  veramente, quali operatori riusciranno a imporsi e soprattutto di quali servizi beneficeranno i futuri utenti, non resta che concentrarsi sulle diverse tecnologie BWA (Broadband Wireless Access) ma anche IP – forse la vera risposta alla carenza di più reti proprietarie tlc – in quell’ottica di convergenza che può rivitalizzare un mercato altrimenti monopolio di pochi. Anche perché sono queste le uniche condizioni che possono tradursi in servizi avanzati per gli utenti!