L’attuale versione dell’Internet Protocol IPv4, dopo più di vent’anni, sta iniziando a mostrare i propri limiti a fronte del tasso di crescita di Internet e alle esigenze di nuovi servizi. In particolare, Ipv4 soffre di uno spazio di indirizzamento in via di esaurimento, gestendo “soltanto” fino a circa 4 miliardi di indirizzi IP.
Secondo Ripe gli indirizzi pubblici Ipv4 si esauriranno entro cinque anni (anche se previsioni più ottimistiche indicano il 2016) costringendo gli ISP ad adeguarsi al nuovo spazio di indirizzamento Ipv6 per rimanere competitivi.
La continua richiesta di connettività internet “always on” incrementa molto in fretta gli Ip pubblici occupati. Già molte classi di indirizzi Ip pubblici vengono fornite dinamicamente ed in condivisione dai provider in modo da sprecarne il minor numero possibile grazie anche al contributo NAT.
L’IETF conosceva il problema fin dagli anni ’90 ed avviando un’attività di ricerca ha sviluppato un protocollo IPv6 di nuova generazione che superasse le limitazioni dell’attuale versione Ipv4.
Ma in che modo la saturazione di IPv4 interesserebbe le aziende di settore diverso ai classici internet provider?
Il motivo risiede nel fatto che Ipv6 consente l’utilizzo e l’erogazione di nuovi servizi nativi sconosciuti ad Ipv4 ed in particolare relativi a mobile, prestazioni e sicurezza, quindi intrinsecamente utili all’ottimizzazione del business.
Le novità sono numerose:
- Spazio di indirizzamento praticamente illimitato
- Servizi differenziati (Best-effort)
- Miglior supporto QoS (Quality of Service)
- Configurazione automatica di Pc e periferiche di rete (U Plug and Play)
- Servizi multicast (per comunicazioni “multipunto-multipunto”)
- Supporto mobile Internet-Proxy-Intranet
- Sicurezza IPSEC integrata
- Infrastruttura di indirizzamento e routing più veloce, efficiente e gerarchica
- NAT non più necessario (considerato l’elevatissimo numero di indirizzi disponibili)
- Estensibilità a nuove funzionalità
- Stato molto avanzato degli standard
IPv6 è quindi un’evidente innovazione rispetto all’attuale versione del protocollo IP (IPv4) e preso atto dei “pro”, i “contro” riguardano l’aggiornamento al nuovo protocollo.
Infatti la migrazione delle reti aziendali più articolate richiederà una lunga e complessa fase di transizione, considerato l’enorme volume di Business su IPv4 e che molti dei miglioramenti nativi in IPv6 possono essere aggiunti in IPv4 (seppur a costi onerosi).
Sarà sicuramente decisivo anche il ruolo di chi sviluppa e commercializza applicazioni e sistemi operativi, mentre invece molti produttori di apparati di rete si sono già adeguati.
Un’azienda dovrà analizzare la propria architettura e le politiche di crescita tecnologica per scegliere il momento migliore per l’introduzione di IPv6; fino a quando l’infrastruttura di rete fosse mista e non supportasse nativamente Ipv6, sarà necessario trasportare i pacchetti IPv6 su rete IPv4 tramite tunneling rinunciando però ad alcuni vantaggi del nuovo protocollo.