Tra tutti i comunicati stampa che giornalmente mi affollano la casella di posta, sono pochissimi quelli che non includono una nota sulle doti del prodotto o del servizio in questione a proposito di tutela ambientale.
L’argomento è certamente attuale, ma spesso invocato a sproposito al punto da lasciar emergere una certa volontà da parte delle aziende di cavalcare una moda molto attuale. L’impressione è che dietro questa nuova presunta sensibilità alle tematiche ambientali, come facile prevedere, si nasconda in realtà la possibilità di trovare nuove opportunità di mercato.
Anche perché, dall’altra parte la situazione sembra ben diversa. In almeno un paio di occasioni ho avuto modo di sentire l’opinione in proposito di diversi colleghi del settore. Tutti erano d’accordo su un punto: per le aziende investire in soluzioni maggiormente compatibili con l’ambiente non è una priorità …
Dal punto di vista delle aziende certi discorsi, secondo me giustamente, passano in secondo piano. Difficile trovare un’imprenditore disposto a investire senza una prospettiva concreta di ritorni.
E qui, sempre secondo me, sta il problema. Troppi produttori stanno cavalcando l’onda della salvaguardia ambientale semplicemente aggiungendo un bollino o cambiando il nome ai prodotti. Le poche che hanno capito come affrontare la questione in modo da ottenerne dei vantaggi, prima si sono preoccupate di mettere a punto prodotti e servizi in grado di coniugare la protezione dell’ambiente con prospettive di risparmi in tempi certi.
Per esempio, poche aziende sarebbero disposte a cambiare un server perché quello nuovo è più “ecologico” di quello attuale, ancora funzionante. Ma il discorso potrebbe cambiare se il produttore si rende capace di dimostrare che un nuovo server consuma meno corrente e produce meno calore, riducendo così in misura sensibile la bolletta energetica.