Ricevo tutti i giorni decine di comunicati e spesso dedico loro uno sguardo veloce, per rimanere aggiornato o per cercare uno spunto da lanciare in redazione.
Oggi mi ha colpito la frase di Paolo Citterio, Presidente del Gidp che, riprendendo la definizione del ministro Padoa Schioppa, sentenzia:
«[…] i bamboccioni talvolta rimangono tali perché sbagliano la scelta della facoltà , cullandosi del proprio talento e delle proprie inclinazioni, invece di considerare seriamente quello che il mercato del lavoro cerca e premia»
Che ci sia un fondo di verità in questa affermazione?
Lo stessio Gidp questa estate ha raccolto alcune informazioni nella “VIII Indagine Nazionale Gidp sui neolaureati”, dalla quale emerge che le facoltà più richieste dalle imprese medio-grandi sono:
- economia e commercio,
- ingegneria gestionale,
- ingegneria meccanica.
Tra l’altro, le grandi imprese sembrano confermare l’interesse per chi conosce l’inglese e per chi ha una precendente esperienza di lavoro; non sembra essere fondamentale, invece, che la laurea sia presa nei tempi canonici.
Queste valutazioni delle aziende medio-grandi possono fornire spunti interessanti di riflessione, ma le piccole imprese che tipo di formazione preferiscono? Serve chi fa di conto? Servono tecnici competenti?
Qual è la formula magica delle PMI per far emancipare i giovani da questo vero o presunto stato larvale di “Bamboccione”?