Nella teoria economica l’impresa è sempre più messa al centro di una fitta trama di relazioni, considerata come un’entità la cui attività, estesa a molti nuovi campi del vivere associato, ha un impatto crescente su realtà e situazioni articolate e diversificate. In questo scenario, si tratta di interagire consapevolmente con un mondo maggiormente complesso, globalizzato e dinamico fatto di tanti problemi (ambientali, morali, giuridici, istituzionali), attori e molteplici interessi che tendono a cercare tutela. Su questa base nasce e si elabora la concezione moderna dello stakeholder engagement.
Dopo l’uscita del libro di Edward R. Freeman Strategic Management. A Stakeholder Approch (1984), che ha collocato al centro dell’analisi il rapporto tra impresa e stakeholder – termine quest’ultimo definito come insieme di soggetti, individui o gruppi che influenzano o sono influenzati da un’organizzazione e dalle sue attività – lo stakeholder thinking si è progressivamente evoluto “nello studio dei rapporti interattivi, mutuamente impegnati e responsivi che stabiliscono il contesto del business moderno e creano le basi per lo sviluppo di trasparenza e responsabilità”.
Negli ultimi decenni si è andata sviluppando una visione fortemente stakeholder-oriented che comporta strategie di riposizionamento e di superamento dell’unilateralismo corporate-centric. D’altro canto se in tempi passati l’attenzione era focalizzata sull’aumento di valore per gli azionisti (shareholder value), inteso come finalità e obbligo prioritario dell’azienda, più di recente la teoria degli stakeholder ha sottolineato l’aspetto essenziale del “coinvolgimento degli stakeholders nella creazione di valore a lungo termine”.
Lo stakeholder engagement è il riconoscimento della fondamentale rilevanza di alcuni, vari, soggetti per la vita e l’andamento dell’impresa che devono prima essere individuati e mappati con metodologie appropriate e successivamente inseriti in un processo che fa valere una posizione di reciproca responsabilità, interlocuzione continua e scambio di informazioni, per consentire e assicurare sopravvivenza e redditività.
Per l’impresa il vantaggio e la convenienza di questo approccio e pratica, la cui gestione può essere delegata ad un singolo manager o ad una struttura, consiste in un incremento di conoscenza e legittimazione, in un rafforzamento della capacità di rispondere alle aspettative e richieste esterne e nel miglioramento della reputazione. Nelle maggiori società è cresciuta la consapevolezza che il coinvolgimento degli stakeholder può stimolare l’innovazione e cambiare in meglio la sostenibilità del corporate decision making.
Del resto siffatto coinvolgimento può essere attuato gradualmente seguendo modelli e standard codificati, come nel manuale di AccountAbility1000, con forme ed intensità variabili che riguardano sia l’ambito della formulazione delle scelte sia il monitoraggio dei risultati. Attualmente si parla di una terza generazione dello stakeholder engagement. A questo stadio le aziende hanno l’opportunità di armonizzare la loro performance sociale, ambientale ed economica alla visione strategica. Ma insieme tutte le parti coinvolte possono trarre giovamento da un processo decisionale condiviso per sormontare difficoltà e arrivare a traguardi non raggiungibili agendo in modo separato.