Citigroup è pronta a battere in parziale ritirata dall’Italia. La notizia è stata diffusa dall’autorevole Financial Times, che ha svelato i piani della società di servizi finanziari sul futuro della sua presenza nel Bel Paese. Il ridimensionamento prevede il taglio del 50% della forza lavoro e la chiusura del ramo legato al private banking.
Le decisioni per il mercato italiano rientrano nell’ampio piano di riorganizzazione di Citigroup su scala globale per ottimizzare le risorse e ridurre i costi, così da affrontare al meglio il difficile momento dovuto alla crisi economica. Le ripercussioni di tali iniziative strategiche potrebbero avere forti ripercussioni sulla presenza del famoso gruppo in Italia. L’organico potrebbe infatti passare dagli attuali 1000 impiegati a circa 500, con la maggior parte delle posizioni lavorative chiuse nel comparto consumer. Un destino che potrebbe essere comune in molti dei 65 paesi nei quali è attiva la società.
Il ridimensionamento in Italia potrebbe essere il primo risultato tangibile del cambio di strategia di Citigroup, la cui crescita negli ultimi anni sembrava non conoscere quasi confini sia nel mercato statunitense che su scala planetaria. La crisi finanziaria ha però portato il gruppo a perdere diversi miliardi di dollari, costringendo la dirigenza a rivedere a fondo i bilanci nel tentativo di ottimizzare i costi di gestione e tagliare i rami meno stabili e redditizi.
Sempre stando alle informazioni fornite recentemente dal Financial Times, Citigroup avrebbe già avviato alcuni contatti per trovare un compratore per gli asset italiani in dismissione. Tra questi, spicca la società spagnola Banco Santander, che potrebbe così intensificare ulteriormente la propria presenza nel Bel Paese. L’acquisto delle attività private banking non è però scontato, poiché l’intera operazione potrebbe costare a un possibile acquirente circa 2 miliardi di Euro, cifra che identifica il valore stimato degli asset di Citigroup.
Numerosi analisti valutano da diverso tempo la presenza nel private banking italiano di Citigroup scarsamente competitiva, dunque la vendita degli asset dovrebbe interessare principalmente gli acquirenti già attivi nel settore e interessati a rafforzare la loro presenza. In assenza di un compratore, Citigroup potrebbe procedere a una chiusura definitiva della divisione italiana legata al private banking.
Una conferma alle notizie riportate dal Financial Times è giunta da Sergio Ascolani, manager a capo della unità italiana di Citigroup, che sempre al famoso quotidiano ha dichiarato: «Credo sia assolutamente razionale, viste le attuali condizioni del mercato, uscire dalle aree di business che sono marginali e investire nelle aree nelle quali Citi è più forte a livello globale. Non stiamo abbandonando l’Italia, stiamo solo razionalizzando la nostra presenza».
Terminata la dismissione del ramo private banking, Citigroup orienterà le proprie attività in Italia verso il corporate and investment banking e verso i servizi di supporto per le transazioni finanziarie su scala mondiale. Settori nei quali il gruppo detiene ormai una consolidata esperienza in Italia e la cui gestione dovrebbe consentire di risparmiare risorse e ottimizzare i costi.
I piani di ridimensionamento in Italia non sono del resto una novità per Citigroup. Un paio di anni fa, il famoso gruppo finanziario decise di vendere il suo ramo retail banking italiano a Credem.