Si prospettano tempi difficili per il comparto delle carte di credito in Europa. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), le insolvenze tra i possessori di questi sistemi di pagamento potrebbero aumentare sensibilmente, sull’onda di quanto avvenuto nei mesi scorsi sul mercato statunitense. Una eventualità che potrebbe sortire serie conseguenze sul fronte della liquidità e del complessivo quadro economico europeo.
Secondo i dati forniti dal Fondo Monetario Internazionale, il 7% dei 1727,7 miliardi di Euro circa anticipati dai circuiti bancari e dalle società di credito per il ramo consumer non sarà rimborsato dai consumatori europei. Una cifra significativa alla quale fanno da contraltare i dati provenienti da oltreoceano con un tasso di insolvenza pari a 14 punti percentuali sui 1361 miliardi di Euro di crediti erogati.
L’incremento delle insolvenze previsto dall’FMI in Europa e Stati Uniti potrebbe portare gli istituti di credito ad affrontare nuovamente uno stato di sostanziale emergenza. Le percentuali indicate dall’istituzione internazionale sono infatti tali da minare i bilanci di buona parte delle banche che nel corso degli ultimi mesi hanno fatto ricorso ai piani di salvataggio pubblico messi in campo negli USA e nel vecchio continente. Società come Citigroup, JPMorgan Chase, Bank of America e American Express hanno già perso a causa delle insolvenze diversi miliardi di dollari e dovranno ora affrontare la nuova ondata prevista dal Fondo Monetario Internazionale.
Per quanto concerne il panorama europeo, i primi effetti negativi sul comparto delle carte di credito iniziano a essere evidenti nel Regno Unito. A darne conto è il Financial Times, che – citando i dati forniti dagli analisti di Moody’s – rivela come il tasso di insolvenza sia passato dal 6,4% del maggio 2008 ai 9,37 punti percentuali registrati nello stesso mese durante il 2009. Una cifra sempre più vicina all’attuale 10% circa calcolata nell’ultimo periodo negli Stati Uniti.
Secondo gli analisti, il tasso di insolvenza nel comparto delle carte di credito nel Regno Unito dovrebbe aumentare ulteriormente nel corso dei prossimi mesi come conseguenza dell’aumento della disoccupazione. Il crollo del mercato immobiliare registrato nelle ultime settimane potrebbe peggiorare ulteriormente il quadro, aumentando in maniera sensibile il numero di consumatori fortemente indebitati e impossibilitati a restituire il denaro. Tali insolvenze unite alla ben più grave crisi dei prestiti e dei mutui potrebbe portare le banche britanniche verso nuovi tempi particolarmente duri.
Il timore è che le prime avvisaglie registrate nel Regno Unito possano essere il preludio di una crisi più ampia in grado di interessare buona parte dei paesi europei. Le dinamiche previste dal FMI per il vecchio continente ricalcano almeno in parte quanto avvenuto negli Stati Uniti nel corso degli ultimi sei mesi. Uno scenario di questo genere potrebbe rallentare l’auspicata ripresa dell’economia anche in Europa, dove il sistema del credito si è comunque rivelato più solido del suo omologo statunitense.
Per l’Associazione Bancaria Italiana (ABI), l’Italia non dovrebbe andare incontro a particolari problemi grazie a un sistema ancora fortemente orientato al contante e solo in misura minore alle carte di credito. Le carte revolving, una delle principali cause dell’indebitamento delle famiglie statunitensi, in Italia rappresentano cifre marginali intorno al 2 – 3% sul totale delle transazioni effettuate con carte di credito.
Le prossime settimane saranno cruciali per comprendere meglio lo stato di salute degli operatori attivi nel comparto dei pagamenti elettronici in Europa. I dati derivanti dalle trimestrali e dalle semestrali di cassa consentiranno di avere un quadro maggiormente esaustivo sull’entità dei tassi di insolvenza legati alle carte di credito, un dato particolarmente importante per affrontare al meglio la seconda parte di questo 2009 di crisi.