Il PIL italiano tocca quota -6%

di Emanuele Menietti

7 Agosto 2009 12:00

logo PMI+ logo PMI+
Su base annua, il PIL tocca il record negativo del -6%, confermando l'andamento registrato nel corso del primo trimestre del 2009. È uno dei dati peggiori registrati dal 1980

Gli effetti della crisi economica continuano a colpire duramente il prodotto interno lordo italiano. A riferirlo è l’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), che ha da poco diffuso la propria stima preliminare per il secondo trimestre del 2009. Stando alle informazioni fornite dall’istituzione, su base annua il PIL è arretrato di 6 punti percentuali, confermando la flessione già registrata allo scadere dei primi tre mesi dell’anno in corso. 

Tra il mese di aprile e il mese di giugno, il PIL è dunque diminuito del 6% rispetto al medesimo periodo del 2008. Una riduzione sensibile, in linea con quanto verificato nel primo trimestre 2009 e principalmente dovuta alla diminuzione del valore aggiunto dei comparti legati all’agricoltura, all’industria e ai servizi. Per trovare un dato ugualmente negativo nel nostro paese occorre tornare indietro di circa 30 anni, quando il PIL fece registrare una delle prestazioni maggiormente negative.

Entrando maggiormente nel dettaglio, il rapporto dell’ISTAT sottolinea come rispetto ai primi tre mesi del 2009 il PIL sia diminuito di circa 0,5 punti percentuali. Un dato significativo e migliore rispetto alla prestazione registrata nel primi tre mesi dell’anno in corso con un -2,7% rispetto all’ultimo trimestre del 2008. La riduzione del PIL su base trimestrale sembra essersi dunque attenuata, probabilmente in virtù delle forti perdite già registrate durante il periodo gennaio – marzo.

Stando ai dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica, la crescita acquisita – ovvero «la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei restanti trimestri dell’anno» – entra in territorio negativo con una considerevole diminuzione pari al 5,1%. Una cifra simile al calo del prodotto interno lordo recentemente previsto dal Governo nel Documento di programmazione economica e finanziaria, che ha identificato la possibile riduzione in -5,2 punti percentuali.

I dati sul prodotto interno lordo di alcuni stati esteri dipingono efficacemente gli attuali effetti della crisi sull’economia e sulla capacità produttiva dei singoli paesi. Nel secondo trimestre, il PIL è diminuito rispetto ai primi tre mesi del 2009 di 0,8 punti percentuali nel Regno Uniti e dello 0,3% negli Stati Uniti. In termini tendenziali, la riduzione del prodotto interno lordo nei due paesi rimane sensibile a testimonianza del difficile momento per l’economia. Il PIL nel Regno Uniti è diminuito di 5,6 punti percentuali, mentre negli Stati Uniti del 3,9% sempre in termini tendenziali.

Tornando all’Italia, il -6% segnalato dall’ISTAT per il secondo trimestre del 2009 costituisce il quinto dato di una serie negativa iniziata nel corso dei primi mesi dello scorso anno. Le variazioni congiunturali percentuali rilevate dall’istituzione sono basate su dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario.

Il rapporto fornito dall’ISTAT è di tipo preliminare in attesa dei dati definitivi, la cui divulgazione avverà probabilmente il prossimo 10 settembre nell’ambito della presentazione dei Conti economici trimestrali. Nonostante si tratti di una prima serie di stime, i dati testimoniano con efficacia il difficile momento per l’Italia e dimostrano come la crisi si sia rapidamente spostata dalla finanza alla cosiddetta economia reale. In un contesto fortemente negativo, la lieve variazione congiunturale tra il primo e il secondo trimestre dell’anno in corso potrebbe essere indicativa di un relativo rallentamento della crisi. La strada verso la ripresa potrebbe essere, però, ancora lunga e accidentata.