La ripresa del sistema economico italiano sarà lunga, lenta e insidiosa. La previsione sul futuro prossimo dell’economia in Italia giunge dal centro studi di Confindustria (CSC), che ha da poco rilasciato il sesto rapporto Scenari Economici per l’autunno 2009 [pdf]. Stando a quanto dichiarato nel report, l’Italia è ormai fuori dal momento di recessione, ma permangono ancora forti criticità legate alle conseguenze della crisi globale.
Gli analisti del CSC stimano una variazione del prodotto interno lordo italiano di -4,8 punti percentuali per il 2009, mentre per il 2010 la previsione si muove in territorio positivo con un incoraggiante 0,8%. Gli scenari di ripresa ventilati all’inizio dell’estate sono dunque confermati alla luce degli ultimi sviluppi del quadro economico: il riavvio del commercio su scala globale e la ricostituzione degli stock internazionali dovrebbero essere i principali elementi trainanti per l’avvio della ripresa anche nel Bel Paese nel corso dei prossimi mesi.
«I progressi dell’Italia dipenderanno, almeno inizialmente, dall’intensità della crescita internazionale che si è riaffacciata nelle recenti statistiche. Dalle quali emerge un miglioramento diffuso che, con poche eccezioni, tocca le principali economie mondiali: il PIL è tornato a crescere nel secondo trimestre in Francia ( 0,3%), Germania ( 0,3%) e Giappone ( 0,9%) e ha attenuato di molto la caduta negli Stati Uniti e nel Regno Unito […] Anche se la recessione è ormai alle spalle, le conseguenze della più grave crisi degli ultimi 80 anni si faranno sentire a lungo» si legge nel rapporto da poco diffuso da Confindustria.
A breve termine le prospettive sono infatti ancora incerte, a causa di un sistema economico fortemente condizionato dalle misure temporanee adottate dai vari governi. La dinamica della domanda, per esempio, è sensibilmente sostenuta dalle misure espansive, monetarie e di bilancio e dalle attuali politiche sulle scorte. «In secondo luogo – prosegue il report – per l’anno prossimo vi sono rischi legati all’aumento del tasso di risparmio americano, alla maggiore restrizione creditizia in presenza della diminuzione della leva delle banche, all’evoluzione del comparto immobiliare nell’area euro e alle ristrutturazioni che si renderanno necessarie in molti settori. Infine, la caduta dell’occupazione si farà sentire in molti paesi, tra cui l’Italia dove ancora non ha registrato concentrazioni significative».
La difficile congiuntura economica ha, inoltre, indotto numerose famiglie a ridurre la spesa producendo una significativa riduzione dei consumi. Secondo il CSC, nel 2009 i consumi si attesteranno in riduzione dell’1,7%, conseguente al calo dello 0,9% già registrato nel corso del 2008. I consumi sono comunque destinati ad aumentare a partire dal 2010, quando la dinamica positiva delle retribuzioni reali e il rafforzamento dei bilanci familiari porteranno a un dato intorno allo 0,7%, salvo eccessivi scompensi dovuti alla contrazione dell’occupazione.
Le notizie inerenti il mercato del lavoro non sono infatti positive, come già dimostrato dai dati forniti la scorsa settimana dall’Unione Europea. Per gli esperti del CSC, il tasso di disoccupazione toccherà quota 8,3% entro la fine dell’anno e salirà ancora fino al 9,5% nei primi mesi del 2010. Nel 2008 il livello di disoccupazione era arrivato al 6,7%. Le riorganizzazioni interne e le cadute della produzione in ambito industriale potrebbero comportare un aumento dei disoccupati di lungo periodo, individui ormai maturi che solitamente faticano non poco a trovare un nuovo impiego.
I buoni segnali sull’export giunti nel corso delle ultime settimane potrebbero comunque indicare una possibile ripresa della produzione, con ricadute positive sui principali settori economici nostrani orientati anche verso l’estero. Le esportazioni potranno contribuire a trainare l’Italia fuori dalla crisi grazie al 4,1% previsto per il 2010, a fronte del poco lusinghiero -17,3% registrato dal CSC nel corso di quest’anno.
Infine, Confindustria ricorda come buona parte dei dati previsti potranno tramutarsi in realtà solo se i governi manterranno politiche comuni e coordinate, tese a sostenere l’economia e al tempo stesso valide strategie di uscita per consentire al comparto economico di tornare a camminare con le proprie gambe senza il sostegno della stampella pubblica. «Cosa accadrà quando gli stimoli finiranno o verranno gradualmente ritirati? Se saranno riusciti a ripristinare un funzionamento più normale del sistema economico e finanziario, facendo migliorare le aspettative di famiglie e imprese, la ripresa si rivelerà autosostenibile» si legge nel rapporto, che ricorda come «La strada del recupero dei livelli di attività passati rimane, soprattutto per l’eurozona, fitta di ostacoli che ne freneranno lo slancio. Il principale resta la difficoltà di ottenere credito, evidenziata anche dalle ultime indagini presso le imprese».
La strada verso un pieno recupero dell’economia è dunque ancora lunga e irta di difficoltà insidiose e spesso poco evidenti. Ogni decisione, sia a livello governativo che industriale e finanziario, dovrà essere assunta con estrema cautela per evitare eccessivi contraccolpi in un sistema già fortemente provato. I margini per la ripresa iniziano a intravedersi, ma occorrerà non compiere errori per evitare di risprofondare nella crisi.