Rensis Likert e gli stili di leadership

di Rosanna Marchegiani

21 Settembre 2009 09:00

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Likert analizza il rapporto tra rendimento e stile di leadership e sottolinea che gli stili autoritari sono utili nel caso di lavori semplici e ripetitivi. Nel caso di lavori che richiedono una certa creatività e l'assunzione di una responsabilità, sono da preferirsi stili di leadership partecipativi

Rensis Likert è considerato uno dei più importanti studiosi del comportamento umano e delle organizzazioni. Le tesi da lui elaborate, che rientrano nel cosiddetto approccio comportamentale, risentono dell’influenza degli studi condotti da Elton Mayo e da Frederick Herzberg e si soffermano soprattutto sull’evidenziare il rapporto tra rendimento e stile di leadership.

Secondo Liker, dall’osservazione degli stili di leadership presenti nelle aziende, si possono individuare quattro stili che un manager può adottare:

  1. lo stile autoritario-coercitivo;
  2. lo stile autoritario-benevolo;
  3. lo stile consultativo;
  4. lo stile partecipativo.

Il manager adotta uno stile autoritario-coercitivo quando decide da solo sul da farsi e impone le sue scelte ai subordinati ricorrendo alla coercizione.

Meno assolutistico è il manager che adotta uno stile autoritario-benevolo: egli assume le decisioni più rilevanti e delega ai suoi subalterni la loro concreta realizzazione.

Anche nello stile consultivo il manager adotta le decisioni di maggior rilievo, ma incoraggia comunque i suoi subordinati a proporre idee e possibili soluzioni ai problemi.

Agli antipodi rispetto allo stile autoritario-coercitivo, vi è lo stile partecipativo: uno stile fortemente democratico, caratterizzato da un ampio ricorso alla delega delle decisioni. Il manager conserva, in questo caso, un ruolo di supervisione.

Secondo Likert, i regimi autoritari possono risultare utili nei lavori semplici, ripetitivi e poco creativi: in questi casi, infatti, è possibile raggiungere elevati livelli di rendimento anche in assenza di soddisfazione. Tuttavia esistono anche dei cosiddetti lavori “variati”, cioè dei lavori creativi, che richiedono un alto grado di responsabilità e di inevitabile iniziativa individuale. In questi casi il rendimento aumenta con l’impiego di forme di leadership partecipative.

Nei lavori “variati” il rendimento è maggiore se:

  • è minore la pressione dall’alto;
  • il controllo gerarchico è più distaccato;
  • in caso di errore non si hanno repliche punitive, ma si tenta una comprensione amichevole dei motivi dell’errore.

Secondo l’autore «i dipendenti che si sentono liberi di regolare il proprio lavoro si dimostrano più produttivi rispetto a quelli che sono privi di questo senso di libertà», sottolineando in questo modo l’importanza dell’autonomia di ogni lavoratore.

D’altra parte, Likert evidenzia come gli stili autoritari ottengono prima dei risultati rispetto agli stili partecipativi, ma questi risultati sono meno duraturi nel tempo: dopo un periodo di circa due anni i rendimenti tendono a restare costanti o addirittura a decrescere, mentre quelli degli stili democratici aumentano.