Le risposte fornite dal Consiglio degli economisti della massima istituzione statunitense sono in parte condivisibili con l’attuale situazione nostrana e continentale, ed è forse bene dare un rapido sguardo alle conclusioni cui sono giunti dall’altra parte dell’Oceano.
Dall’inizio della crisi finanziaria (e poi economica) ad oggi, nel principale Paese nordamericano sono stati persi circa 6,5 milioni di posti di lavoro. Una mole di risorse umane davvero significativa ha, in altri termini, dovuto lasciare la propria occupazione in cerca di una riqualificazione nel breve termine.
Dove verranno assorbite, allora, le professionalità attualmente non impiegate?
Osserva innanzitutto il Consiglio che due settori su tutti hanno proseguito la loro strada di crescita anche in fase recessiva. Nella fattispecie, il settore dell’istruzione e della formazione, e quello sanitario, hanno conquistato la fetta più grande delle nuove assunzioni, candidandosi pertanto a mantenere questo ruolo di leadership anche in fase di ripresa.
Al di là di questi due segmenti delle economie nazionali, il Consiglio ha trovato ben poco spazio per l’ottimismo occupazionale. Che non arriverà certamente dal commercio, dove l’impressionante calo nei posti di lavoro è destinato a proseguire anche nel breve futuro.
Più possibilità sembrano invece esserci per ciò che riguarda l’industria, e specialmente per le grandi aziende che traggono gran parte dei loro ricavi dalle attività con l’estero. Con la ripresa dell’economia, le esportazioni dovrebbero infatti riprendere con buona lena, favorite probabilmente anche da un dollaro che si manterrà adeguatamente debole rispetto alle controparti valutarie.
Il Consiglio conclude sostenendo che l’occupazione tornerà a crescere per i prossimi anni. Ma tutt’oggi non ci è abbastanza chiaro quali siano le strade da perseguire per facilitare uno sviluppo occupazionale, al di là dei settori sopra citati. Cosa ne pensate?
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