Donna manager: parità effettivamente raggiunta?

di Rosaria Di Prata

7 Ottobre 2009 07:00

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Le donne hanno combattuto molto per ottenere una parità con l'uomo, ma ancora oggi nel settore manageriale si evincono sostanziali differenze

Sono oramai tempi lontani da quando si sentiva parlare delle donne come sesso debole e categoria che rivendicano i diritti per la parità. Oggi il tema non è discusso ovviamente come accadeva qualche anno fa e allora potrebbe esserci l’illusione che effettivamente le donne abbiano ottenuto la tanto sospirata parificazione dei diritti, ma non è proprio così.

Per troppi anni il mondo manageriale ha incarnato esclusivamente la figura maschile, oggi invece esistono anche donne che guidano un’azienda ma, a parità di mansioni si possono ancora rilevare delle importanti differenze. Le donne in carriera guadagnano molto meno dei loro colleghi uomini, fanno molta meno “carriera”, subiscono molto più mobbing e  diventa sempre più difficile per loro poter coniugare la famiglia con il lavoro.

Generalmente le donne assumono il ruolo di dirigenti solo dopo i 45 anni di età, mentre gli uomini raggiungono il potere già a 30 anni. Occorre ora sottolineare che il tasso di occupazione femminile, rispetto ad altri paesi europei, è molto basso, che le aree funzionali in cui si concentrano sono diverse rispetto all’uomo: finanza, controllo di gestione sono aree tipicamente femminili mentre l’area direzionale generale costituisce un ambito maschile.

Il problema però sembra non essere relegato esclusivamente in Italia, da alcune statistiche si è constatato che le manager donna in America guadagnano meno rispetto all’altro sesso. E poi, le donne spesso sono costrette a scegliere tra la carriera e i figli, quest’ultimi si possono assicurare senza problemi entrambi. Potrebbe sembrare in caso obsoleto il termine discriminazione ma non si potrebbe chiamare differentemente.

Da ciò evince una società che mostra nelle donne manager un grande desiderio di cambiare la società e portare una parificazione oggettiva dei diritti. Il problema esiste nel mondo economico come nel mondo politico e spesso continua a spora vivere anche nel mondo familiare, dove la donna in alcuni casi, deve essere sottomessa al comando dell’uomo.

L’Italia non arranca ma combatte e lo si dimostra notando le tante donne impegnate che conseguono ottimi risultati professionali, certo seguendo una strada irta di ostacoli e spesso anche di compromessi. La donna che lavora è una donna indipendente economicamente  che non sente la necessità di legarsi ad un uomo per convenienza, e credo che ciò abbia consentito anche una scoperta dell’autenticità del valore dell’unione e del matrimonio.

La manager può essere una donna che desidera fare carriera ma che può avere anche il desiderio di essere moglie e madre, e le istituzioni devono supportare questi desideri offrendo delle strutture adeguate dove possono lasciar ei propri figli. La società si evolve e si migliora quando ciascuno può vantare i medesimi diritti rispetto all’altro in ogni ambito, non occorrono proteste e lotte, ma solo determinazione per affermare la propria identità e valorizzare l’individualismo.