Venti minuti al giorno di Internet per scopi personali sul posto di lavoro sono più che sufficienti. Non sembrano avere molti dubbi in proposito le piccole e medie imprese italiane sul quantitativo di tempo massimo da concedere ai propri dipendenti per la consultazione del Web. A rivelare l’orientamento generale delle aziende sul tema è la società Trend Micro, che ha recentemente affidato una ricerca all’istituto indipendente A&F Research.
Stando ai risultati dell’indagine, 7 piccole e medie imprese (PMI) su 10 si sono dette disposte a concedere ai propri dipendenti non più di 20 minuti al giorno per la navigazione su Internet per fini personali durante le loro sessioni di lavoro. Lo studio ha coinvolto 150 PMI italiane distribuite su tutto il territorio nazionale e fornisce dunque uno spaccato sufficientemente attendibile sulle abitudini e la percezione della Rete da parte delle imprese.
«Nell’ottica della soddisfazione del personale, buona parte degli intervistati si dichiara favorevole all’ampio ricorso degli strumenti tecnologici avanzati, da smartphone a tecnologie wi-fi, alle applicazioni più evolute (3,39 punti su 5 in una scala di valori da 1 a 5). Punteggio non molto distante da quello registrato da aspetti di base e più “scontati” come luoghi di lavoro confortevoli (4,02), ambiente informale (3,55), pause durante l’orario di lavoro (3,45). E’ emersa, però, una maggiore resistenza all’utilizzo non regolamentato di Internet sul posto di lavoro (2,37 punti su 5)» si legge nel rapporto stilato da A&F Research e basato sulle risposte fornite a una serie di questionari dalle PMI interpellate.
Il 68% delle piccole e medie imprese ritiene accettabile un utilizzo non superiore ai 20 minuti al giorno di Internet per scopi personali. Tale percentuale si differenzia sensibilmente a seconda delle dimensioni delle aziende chiamate in causa. Nel caso delle imprese con un numero di dipendenti compreso tra 10 e 50, per esempio, solamente il 26,3% ritiene opportuno un tempo per la navigazione online personale superiore ai 20 minuti. Nelle imprese con un maggior numero di dipendenti, tra i 51 e i 250, il dato aumenta sensibilmente e si porta invece intorno ai 44 punti percentuali.
Le aziende di dimensioni più grandi hanno inoltre confermato di aver messo in campo ormai da tempo soluzioni tese a limitare l’uso scorretto della Rete da parte dei dipendenti, mentre le PMI di dimensioni contenute al di sotto dei 50 dipendenti dichiarano di essere interessate a mettere in campo sistemi di “censura” per i loro dipendenti, ma solamente in futuro. Scrivono gli esperti di A&F Research: «Attualmente la percezione di rischi e il “proibizionismo aziendale” verso Internet, si concentrano sull’area della pornografia (56,2%), dei giochi (41,8%), delle scommesse e lotterie (37,9), e della ricerca di anime gemelle (34%), in buona parte già oggi non accessibili, specie nelle aziende di maggiori dimensioni».
I social network subiscono al momento una minor quantità di limitazioni e sono vietati nel solo 28% dei casi, ma la tendenza appare legata a un maggior controllo per il futuro specialmente nei casi delle PMI di ridotte dimensioni. La percentuale di piccole aziende che limitano i social network dovrebbe passare dai 21,4 punti percentuali di oggi a un più significativo 24,3% nel corso dei prossimi mesi. Una tendenza che sembra ricalcare la strada già intrapresa dalle aziende di grandi dimensioni, che nel 42% dei casi vietano di già le chat e i social network.
Anche per lo shopping online le imprese impongono nel 27,5% dei casi delle serie limitazioni, tese principalmente a garantire una maggiore sicurezza, mentre la ricerca di nuovi posti di lavoro sui siti specializzati viene limitata solamente dal 16,3% delle aziende interpellate per la ricerca. Ancora più basso il dato legato alle email personali, 13,1%, cifra che potrebbe rapidamente aumentare nel corso dei prossimi mesi, stando a quanto riferito dallo studio statistico commissionato da Trend Micro.
Infine, la maggior parte delle PMI giustifica l’imposizione di maggiori limitazioni per i dipendenti con la necessità di mantenere alta la sicurezza dei propri sistemi e dei propri network aziendali. Tuttavia, al momento il problema maggiormente sentito non è legato a specifici attacchi provenienti dall’esterno da parte di utenti malintenzionati, ma bensì a una crescente quantità di spam segnalata dal 40% delle imprese. La presenza di virus e malware nei sistemi si attesta intorno al 24,6% dei casi, mentre il furto di disposiviti come laptop, cellulari e smartphone contenenti dati aziendali viene indicata dal 12,4% delle aziende.