Il settore del commercio perderà entro fine 2009 circa 130mila posti di lavoro e registrerà la chiusura di oltre 19mila punti vendita al dettaglio. La previsione è di Confcommercio, che ha da poco fornito i risultati sugli effetti della crisi nel comparto. Secondo la Confederazione, nel corso del 2010 i posti di lavoro perduti potrebbero raggiungere quota 177mila, una cifra tale da azzerare la nuova occupazione realizzata tra la seconda parte del 2006 e la fine del 2008.
Secondo Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, il difficile momento per il settore del commercio non sarebbe unicamente legato all’attuale periodo di recessione: «Abbiamo perso la strada della crescita, ben prima della crisi. Il miracolo italiano sta nei libri di storia. Dobbiamo farcene una ragione. Non giova particolarmente la constatazione che il sistema-Paese palesi comunque qualche elemento di forza: il risparmio privato, la prudenza delle banche, tra gli altri. […] Il problema non è la crisi, ma quello che succede al Paese in assenza di crisi». Una politica per il rilancio del commercio, sottolinea Bella, dovrebbe passare attraverso iniziative per stimolare la crescita del prodotto potenziale, dal quale dipendono il Pil effettivo e consumi.
Stando alle stime di Confcommercio, il prodotto interno lordo a fine 2009 dovrebbe attestarsi intorno al -4,6%. Una previsione rivista lievemente al rialzo rispetto alla precedente stima pari a -4,8 punti percentuali. Nel corso del 2010 la ripresa potrebbe portare il Pil intorno allo 0,7% (precedentemente la Confederazione ipotizzava 0,6%) e nel corso del 2011 a 0,9 punti percentuali. Dati rivisti, anche se lievemente, in positivo cui fanno seguito anche le previsioni sui consumi per il 2009 passate dall’iniziale -1,9% all’attuale -1,8%.
«Oggi si sottovaluta la combinazione di due evidenze. La prima riguarda l’interpretazione della cosiddetta crisi dei consumi, che è invece crisi dei redditi e del valore della ricchezza finanziaria e immobiliare. I consumi potrebbero crescere se ci fossero risorse adeguate da spendere. La seconda evidenza consiste nel fatto che il 60% delle merci consumate in Italia, quindi anche a prescindere dai servizi che sono totalmente prodotti all’interno, è prodotto in Italia. Per dire: se si aumenta il reddito delle famiglie larga parte di questo sarebbe speso su prodotti – servizi o beni – realizzati sul territorio nazionale da imprese italiane. Non di sola esportazione viviamo, anzi» ha poi osservato Bella nel corso della presentazione della ricerca effettuata dall’Ufficio studi di Confcommercio.
Alle parole di Mariano Bella hanno fatto eco le dichiarazioni di Carlo Sangalli, presidente della Confederazione, che ha anche risollevato il tema della detassazione delle tredicesime. Secondo il numero uno di Confcommercio, tale provvedimento consentirebbe di chiudere l’anno in «maniera più tonica» e di preparare meglio le basi per la ripartenza prevista per il 2010. La detassazione delle tredicesime dovrebbe causare un mancato gettito pari a 5,47 miliardi di Euro per lo Stato, ma i benefici potrebbero interessare oltre 27,3 milioni di lavoratori che otterrebbero una busta paga più pesante tale da rilanciare i consumi di fine anno. Le stime di Confcommercio parlano, infatti, di un beneficio medio per lavoratore pari a circa 200 Euro.
Per i redditi fino a 15mila Euro, e che godono dunque di detassazione totale, il beneficio dovrebbe essere pari a 218 Euro, per i redditi compresi tra 28mila e 55mila Euro la cifra dovrebbe invece scendere a quota 163 Euro. I redditi superiori a 75mila Euro, infine, dovrebbero beneficiare di un ritorno economico intorno ai 158 Euro.
«La detassazione delle tredicesime può sostenere la domanda interna e agire nel filone più complesso della riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro» ha dichiarato Sangalli, sottolineando le potenzialità di un intervento in tal senso da parte del Governo. La prospettiva di un gettito inferiore non sembra però entusiasmare i responsabili della politica economica governativa, stretti dalla necessità di ridurre le spese e ottimizzare l’investimento delle risorse disponibili.
Oltre alla detassazione delle tredicesime e dei premi di risultato, per tamponare gli effetti della crisi Confcommercio suggerisce anche una velocizzazione dei pagamenti erogati dalla pubblica amministrazione verso le aziende, spesso costrette ad attendere mesi per ricevere un pagamento. Una Tremonti-ter più ampia e degli sgravi fiscali ad hoc potrebbero ulteriormente contribuire a un rilancio dell’economia. Misure onerose, sottolinea la Confederazione, attuabili solamente dopo una attenta valutazione della copertura finanziaria.