In uno scenario mondiale di generale sfiducia e di crisi economico-finanziaria, cresce l’attenzione degli investitori per le materie prime ed i metalli preziosi, in particolare l’oro. Quest’ultimo, recentemente, ha conosciuto una vera e propria impennata in termini di quotazioni, tornando agli antichi splendori del passato.
In tanti, stufi di aver visto letteralmente “sparire” i propri risparmi con alcuni investimenti in titoli, rivelatesi in seguito, solo “carta straccia”, stanno cercando di investire il proprio denaro acquistando oro, in tutte le sue forme possibili e disponibili: monete, lingotti, certificati aurei, titoli quotati in borsa. Ma la validità dell’investimento in oro viene a volte contestata da comuni risparmiatori, investitori ed analisti finanziari che si confrontano sui pro ed i contro di questo investimento. I timori più forti nascono proprio dal crescente interesse del sistema finanziario verso un metallo prezioso che ha saputo attraversare secoli di fasti e di storia, mantenendo immutato il suo fascino in ogni parte del mondo. L’oro è per sua natura un bene rifugio, ha una minore “volatilità” rispetto ad altri investimenti, perché subisce meno gli effetti dell’inflazione, anche se le fluttuazioni del mercato, sono chiaramente, sempre possibili.
Nel 1990 questo metallo prezioso era quotato 503 dollari per oncia, nel dicembre 2006 era salito a 524 dollari per oncia. Fluttuazioni minime, sempre al rialzo, rispetto a molte valute che hanno, invece, perso rapidamente il loro potere d’acquisto.
«L’oro è, dunque, un bene statico ed improduttivo», sostengono alcuni, «che non permette di affrontare grandi rischi, ma nemmeno di conseguire grossi risultati, come potrebbe essere un investimento in immobili ad esempio». Un’epoca come questa, secondo i più pessimisti, caratterizzata dalla corsa all’investimento aureo, è la spia di una gravissima crisi finanziaria. Uno scenario che ci riporta indietro nel tempo, alla grave crisi del 1929, anche se quella attuale è stata considerata tra le più gravi di tutti i tempi.
Gli ottimisti, invece, guardano all’oro con fiducia, così come fanno molti Paesi del mondo. Nel’UE ad esempio le riserve auree delle banche centrali sono pari al 50%, negli Stati Uniti addirittura del 75%. Quando uno Stato decide di aumentare le riserve auree è perché vuole evitare che gravi fluttuazioni e dissesti economico finanziari causati da eventi imprevedibili come guerre, calamità, epidemie, o errata gestione delle liquidità monetarie, trascinino il sistema economico verso una china difficile da risalire, dagli effetti nefasti sull’intera tenuta dell’economia stessa. Più oro, significa, perciò, meno liquidità, meno denaro in circolazione, sempre per i pessimisti.
Per gli ottimisti, l’oro è un investimento che ha una liquidità maggiore rispetto ad altri. Quando si investe in oro, non significa che si comprano lingotti da tenere nascosti nella cassaforte di casa. L’investimento può essere ampiamente diversificato. Si possono acquistare monete e lingotti: investimento ideale per i privati che vogliono trattare piccole quantità di metallo.
Nell’UE questo investimento è esente da IVA. Le monete d’oro emesse dai Governi, hanno valore legale , generalmente più basso del valore dell’oro puro in esse contenuto, che permette un margine di guadagno nella compravendita dei tagli più piccoli, dove viene quotato solo il valore del metallo prezioso. Un’altra forma di investimento è quella dell’oro quotato in borsa che viene scambiato sotto forma di titoli, nelle più importanti Borse internazionali. Il titolo è garantito al 100% dal corrispondente valore del metallo prezioso fisicamente posseduto.
Le varie opzioni finanziarie dell’investimento in titoli e contratti rappresentati dall’oro vanno dai future, alle opzioni, ai warrant. Consulenti finanziari e professionisti del settore potranno consigliare dove, come investire e come evitare perdite, sempre possibili in ogni investimento che si rispetti, ma mai augurabili.