Più donne nei ruoli di vertice delle società: è la richiesta di Federmanager Minerva, che si occupa di problematiche legate al “diversity management”. Per raggiungere questo obiettivo Federmanager sostiene la possibilità di introdurre l’obbligo di una percentuale fissa a favore del gentil sesso.
Una misura da intendersi straordinaria e da applicarsi giusto il tempo necessario per dare una spinta iniziale e favorire in seguito l’ingresso delle donne nei board delle società. Federmanager si propone con questa iniziativa l’obiettivo di sostenere quote rosa, che andranno ad essere occupate da donne con un adeguato profilo professionale. Un modo, sostiene Federmanager Minerva, per consentire ai talenti femminili nascosti di emergere. «Senza creare percorsi preferenziali -si legge in una nota- dando alle donne manager l’opportunità di dimostrare le loro capacità, senza preclusioni di genere».
La federazione, guidata da Giorgio Ambrogioni, intende inserire questa iniziativa nell’ambito più generale di una battaglia per il riconoscimento del merito: è necessario “promuovere la figura del manager come risorsa competente e di valore per la crescita delle aziende –ha detto Ambrogioni- indipendentemente dall’essere uomo o donna”.
Malgrado la crescita professionale, ha poi sottolineato, si dà spesso poca attenzione al merito. Il numero uno della federazione ha poi ricordato l’indagine Federmanager da cui emerge che il 69% dei dirigenti industriali è assolutamente favorevole al principio del merito e il 42% ritiene il merito come primo fattore determinante di successo della propria carriera. Ecco perché Federmanager Minerva ha la convinzione che, «superate le attuali barriere di ingresso grazie a norme transitorie, vinceranno i criteri meritocratici nella nomina delle leader in rosa». Una politica del merito che non può non tradursi in un beneficio per aumentare la competitività delle aziende e del Paese.
Applicando la stessa filosofia, Federmanager Minerva sostiene la necessità di una maggiore presenza delle donne non solo nei Cda, ma anche nelle posizioni apicali delle aziende per garantire «un team di manager di seconda linea, determinato a realizzare le strategie di cambiamento. Questa visione è tanto più realistica se applicata alle pmi, che costituiscono una parte determinante del tessuto imprenditoriale italiano».