Aggrapparsi a qualcosa di sicuro

di Fabrizio Pestarino

4 Gennaio 2010 10:30

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La capacità di prendere decisioni e le conseguenze relative sono molto più condizionate dallo stato emotivo di quanto anche i più "razionalisti" ritengano e l'aver tempo non aiuta se non lo si sfrutta a dovere

L’importanza e la strategicità del fatto è stata consolidata dal lavoro dei nobel Kahneman-Twersky che con le loro ricerche si sono concentrati sulle modalità con cui prendiamo le decisioni, soprattutto in condizioni di incertezza e di carenza di risorsa tempo.

Attraverso alcuni esperimenti, hanno dimostrato che il modo in cui elaboriamo una situazione può influenzare notevolmente il modo in cui la affrontiamo. Fin qui nulla di nuovo. Potremmo applicare il buon senso del “pensaci bene prima di decidere, fatti consigliare…”, ma se il tempo ci comprime ad un bivio? Nelle situazioni in cui prevediamo una perdita, siamo inclini ad accettare i rischi, quando invece riflettiamo su una vincita diventiamo più prudenti: vogliamo semplicemente aggrapparci a qualcosa di sicuro.

Questo schema sembra derivare dall’approccio umano alla percezione del rischio. Esistono sostanzialmente due sistema per valutarlo, il primo innato, istintivo l’altro che prevede un analisi più ponderata. La percezione del rischio risiede in gran parte nell’area dei sentimenti quindi nel primo sistema. Il problema è che la decisione dovrebbe essere frutto di analisi razionali del rischio in termini di valutazione delle probabilità di succeso-insuccesso che sistematicamente viene “bypassata”.

Se investendo perdiamo soldi, non cambiamo strategia uscendo dall’impegno perchè sarebbe rimangiarsi l’idea che avevamo scelto, la sensazione negativa ci oscura la visibilità razionale, si cerca di negare il problema. Ben più critici e pronti all’azione se stiamo guadagnando, quello che appare col segno “+” è gia nostro! E abbiamo fretta di concludere.

Uno dei fattori meno scontati che influenzano il modo di decidere è il tempo: se le conseguenze sono temporalmente lontane siamo disposti a correre rischi maggiori, mentre se le stesse sono immediate diventiamo più prudenti, ma visto che la tendenza istintiva è di “rimandare le decisioni” e anche quando vi sarebbe l’opportunità, finiamo per avvalerci del Last Minute Decision.

I “buoni manager” questo lo sanno e volutamente non dedicano molto tempo in modo continuativo a ciascun problema rivalutandolo più volte, come se ciascuno fosse quello decisivo, cercando di mantenere lucidità e prontezza, non sempre però valorizzando in giusta misura l’analisi probabilistica associata al rischio sulle conseguenze e implicazioni: grande fiuto, ma a volte poca lungimiranza sistematica.