Appropriazione indebita, frodi contabili, corruzione. I reati economici finanziari all’interno delle aziende nel 2009 hanno registrato un aumento in tutto il mondo, complice lo scenario di crisi e l’aumento delle pressioni economiche.
Secondo la Global Economic Crime Survey di Pricewaterhouse Coopers, il 30% delle società a livello globale ha segnalato casi di frode negli ultimi 12 mesi e di queste quasi una su due, per la precisione il 43%, ha riscontrato un aumento dell’incidenza di tali episodi rispetto all’anno precedente.
In Italia, le imprese vittime di illeciti sono state il 19%, di cui il 23% ha segnalato un incremento. La Survey di Pwc è stata condotta su un campione di oltre tremila aziende in 54 paesi, è stata realizzata insieme all’INSEAD business school ed è lo studio più esteso a livello mondiale nel suo genere.
I paesi in cui la criminalità economico finanziaria è più diffusa è la Russia, con il 71% delle aziende che dichiarano di aver subito frodi nei 12 mesi. Seguono il Sudafrica, con il 62%, Kenia, 57%, Canada, 56%, e Messico, 51%. Bassi livelli di frode si riscontrano invece in Giappone, 10%, Hong Kong e Cina, 13%, Paesi Bassi e Turchia, entrambi al 15%.
I settori più colpiti sono le comunicazioni, i servizi finanziari, i media e l’enterteinment, le assicurazioni. Esiste una correlazione fra intensità dei controlli e frodi scoperte: le aziende che conducono frequentemente valutazioni sui rischi di questo tipo (fraud risk assessment) dichiarano di aver subito reati più di quelle che non hanno mai effettuato controlli negli ultimi 12 mesi.
La maggioranza delle aziende nel mondo dichiara che la forma più frequente di frode è l’appropriazione indebita, che in Italia viene indicata dal 70% del campione. Le frodi contabili sono citate dal 38% delle società a livello internazionale e dal 12% in Italia, la corruzione dal 27% delle imprese globali e dal 6% nella Penisola. Basso nel nostro paese anche il livello di violazione della proprietà intellettuale, sempre al 6%, mentre sono al 12% il riciclaggio e i cartelli illegali.
A livello globale, si registra un aumento delle frodi commesse dal middle management, al 42% contro il 26% del 2007, mentre è in calo il numero dei reati del top management, al 14% dal 26% di due anni fa. Analoga la tendenza in Italia: al 29% i reati del middle management, in aumento di 15 punti dal 2007, mentre sono scesi al 14% gli illeciti compiuti dagli alti dirigenti. Sempre nella Penisola, il 58% delle aziende si dichiara vittima di frodi realizzate da soggetti esterni, clienti o fornitori, e il 20% da intermediari o agenti.
Quanto agli strumenti di controllo, pur davanti all’aumento delle frodi quasi i due terzi del campione mondiale afferma di non aver introdotto alcun cambiamento. In controtendenza l’Italia, con il 65% delle aziende che dichiara di aver investito in sistemi di prevenzione.
A livello internazionale, i sistemi più frequenti per la scoperta delle frodi sono le comunicazioni anonime o riservate agli organi di controllo, che permettono di scoprire il 27% degli illeciti, l’internal audit, 17%, il risk management, 14%, mentre c’è un 13% di reati scoperti per via accidentale. In Italia l’internal audit è al primo posto, 29%, seguito dalle investigazioni delle autorità pubbliche, 18%. Poco efficaci si rivelano i sistemi per la segnalazione anonima da parte del personale. Ridotte al 6% le illegalità scoperte per caso, contro il 18% del 2007.