In Piazza Affari, così come in tutte le borse del pianeta, il 2009 verrà ricordato a lungo. È stato l’anno in cui, sull’onda della crisi finanziaria definitivamente scoppiata nel settembre 2008 con il fallimento di Lehman Brothers, i listini hanno toccato i minimi. Poi, si sono lentamente ripresi. Lo spartiacque è stato il mese di marzo. A Milano, sia il Ftse Alla Share che le blue chips nell’intero anno hanno guadagnato il 20%. Sono andate un po’ meglio le aziende quotate sullo Star, con un +32%.
Ma se si guardano le performances, sempre al 31 dicembre scorso, rispetto ai minimi di marzo, i numeri cambiano. Il Ftse All Share si è apprezzato del 79%, il Ftse Mib dell’85%, lo Star del 59%. Da segnalare che quest’ultimo indice, che raccoglie aziende di media dimensione, ha segnato un andamento migliore rispetto agli altri. La maggior stabilità delle pmi è evidenziata anche dal Ftse Italia Mid Cap, +23,5%.
“Il 2009, iniziato con un reale rischio di tenuta del sistema finanziario, ha invece mostrato costanti segni di miglioramento a partire dalla seconda metà dell’anno” ha commentato Angelo Tantazzi, presidente di Borsa Italiana, secondo cui oltre al miglioramento delle condizioni economiche e alla stabilità del sistema finanziario, al recupero ha notevolmente contribuito “la grande liquidità creata a costo quasi nullo che si è riversata anche sui mercati azionari”.
La prudenza, però, soprattutto quando si parla di Borsa, non è mai troppa. “Le prospettive di crescita dell’Italia e delle economie dei principali paesi avanzati restano modeste ed esposte alle incertezze legate al riassorbimento delle politiche di sostegno economico”, sottolinea ancora Tantazzi. Quindi, “le imprese che riusciranno a superare questa crisi così profonda e che vorranno realizzare delle strategie di crescita nei prossimi anni dovranno operare con strutture finanziarie caratterizzate da un maggior peso del capitale di rischio”.
A questo proposito i mercati azionari saranno chiamati a dare un sostegno significativo. Secondo l’amministratore delegato di Piazza Affari, Massimo Capuano, “il ruolo del capitale di rischio è uscito rafforzato dalla recente crisi” che “ha mostrato i limiti di un eccesso di indebitamento e che ci ha consegnato uno scenario dove il costo del debito sarà più elevato e la sua disponibilità più selettiva”. Il ricorso al mercato dei capitali nel 2009 ha visto un incremento, tanto che, prosegue Capuano, “gli aumenti di capitale delle società italiane quotate hanno segnato il valore più elevato degli ultimi 10 anni, con 18,6 miliardi di euro raccolti. I due terzi di tali risorse sono andati a finanziare società non finanziarie e quasi 650 milioni” a imprese di piccole e medie dimensioni.
Poche, invece, le nuove quotazioni, con sette ipo, di cui una sola sul mercato principale, quella di Yoox, sbarcata sul segmento Star, mentre sono stati quattro gli ingressi sull’Aim, il nuovo mercato regolamentato dalla stessa borsa. In tema di quotazioni il 2010 potrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere migliore, si attendono società come Enel Green Power, Sorgenia, Ansaldo Energia, Fideuram, Giochi Preziosi, De Cecco, Illy, Moby.
Tornando al 2009, la capitalizzazione complessiva si è attestata a 458,5 miliardi di euro, pari al 30,4% del prodotto interno lordo, in crescita dai 374,7 mld di fine 2008, corrispondenti al 23,8% del pil.
Infine, un piccolo record. Piazza Affari ha conquistato la leadership europea per la liquidità relativa delle proprie azioni, con l’indicatore di turnover velocity (rapportando il controvalore degli scambi telematici alla capitalizzazione, segnala il tasso di rotazione annuale delle azioni) pari a 170%, a fronte di 132% di Deutsche Börse, 110% di BME (Spanish Exchanges) e 106% di Nasdaq Omx Nordic.