Imprese familiari e manager esterni: possibile convivenza?

di Giuseppina Di Martino

11 Marzo 2010 09:00

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Convivere con il titolare e con i suoi familiari non è cosa facile? Sono pochi i manager che decidono di operare all'interno di aziende familiari, soprattutto se queste sono di piccole dimensioni

Il manager che lavora a stretto contatto con il titolare dell’impresa non ha, nella maggior parte dei casi, vita facile. Spesso molte delle sue energie devono essere spese nel ruolo di mediatore, ad esempio, tra l’imprenditore e le generazioni successive o per introdurre sistemi di gestione innovativi e che si discostano da quelli tradizionalmente adottati in quella data azienda.

Una recente ricerca ha dimostrato che nel quinquennio 2003-2007 il 20% delle imprese familiari italine ha sostituito almeno un amministratore delegato e pare che, nello stesso arco temporale, le aziende familiari con la redditività più alta siano quelle nelle quali sia il presidente sia l’amministratore delegato sono membri della famiglia titolare o l’amministratore unico sia un familiare.

In Italia circa il 70% delle aziende sono imprese familiari e la quasi totalità delle stesse sono di piccole dimensione. Il successo dell’economia italiana è in buona parte legato allo sviluppo delle PMI, nella maggior parte dei casi a conduzione familiare, che hanno saputo affermarsi grazie alla loro flessibilità, capacità innovativa e rapidità di risposta al mercato.

La sfida che va affrontata e vinta oggi dalle imprese familiari  è quella della “managerializzazione”, cioè l’introduzione di pratiche e strumenti orientati ai nuovi metodi di gestione, già sperimentati ed affermati in imprese di maggiori dimensioni.

Cambiamento ed innovazione richiedono l’evoluzione delle modalità organizzative e gestionali delle imprese familiari attraverso l’introduzione di nuove e avanzate pratiche manageriali, servendosi, perché no, anche di manager e dirigenti che provengono da altre realtà, diverse da quelle in cui opera l’impresa, che possono dare, con la loro esperienza e professionalità, un forte apporto allo sviluppo e alla crescita aziendale.

L’imprenditore titolare potrebbe, ad esempio, avviare un graduale processo di “distinzione” fra proprietà e management, che permetta di attribuire al manager progressivamente maggiore autonomia, attraverso un rapporto di delega che comporta doveri e responsabilità precise, evitando così che il manager sia “schiacciato” da una troppo forte presenza dell’imprenditore.

Per la riuscita di questo processo sarà, però, necessario il reciproco rispetto dei ruoli: solo così l’imprenditore sarà in grado di cogliere il valore e le potenzialità del manager, mettendole al servizio della crescita dell’impresa.