Retail, cala la redditività

di Barbara Weisz

23 Marzo 2010 09:30

logo PMI+ logo PMI+
Il settore distributivo per fronteggiare la crisi ha fatto leva sul ribasso dei prezzi. Il numero uno del mondo resta Wal Mart. Fra le italiane, in testa Coop. La Global Survey 2010 di Deloitte

Le vendite sono aumentate, anche se meno dell’anno scorso, ma la crisi si è fatta sentire sul fronte della redditività. È il risultato della 2010 global power of retailing di Deloitte, una survey internazionale giunta alla dodicesima edizione. Il numero uno della grande distribuzione nel mondo si conferma il colosso americano Wal Mart, seguito dalla francese Carrefour e dalla tedesca Metro. La prima fra le catene italiane è la Coop, 46esima nella classifica globale. Presenti anche Conad, Esselunga, Luxottica, Pam e Finiper.

I ricavi complessivi dei 250 più importanti players del settore sono pari a 3mila 800 miliardi di dollari per l’esercizio 2008-2009, chiuso al 30 giugno dell’anno scorso, con un aumento del 5,5% rispetto al precedente. Ma la redditività media è scesa al 2,4%, dal 3,7%. Dario Righetti, partner di Deloitte e responsabile del Consumer Business, spiega che i profitti sono stati influenzati «dal massiccio ricorso alla leva promozionale», ma questa «è una strategia di vendita che non potrà essere applicata anche nel lungo periodo». Per il futuro bisogna prendere atto delle abitudini di spesa «di un consumatore più orientato al valore reale dei beni, più attento alla sostenibilità e meno impulsivo negli acquisti». E «le aziende non dovranno sottovalutare le eventuali opportunità in termini di detassazione e incentivi, che sono emerse e che emergeranno in vari ambiti».

Nei beni di consumo i margini di profitto sono calati al 2,2% dal 3%, i beni durevoli e il tempo libero hanno segnato un 2,7% dal 4%. La moda, pur con margini quasi dimezzati al 4,1% resta il settore con la redditività più alta, e con la maggior vocazione internazionale grazie al 26,2% dei ricavi fuori dal proprio paese d’origine, contro il 22,9% della media complessiva. Ma è anche l’unico ad aver segnato un fatturato negativo, -0,6%.

E veniamo alla classifica 2010. La top ten è quasi invariata rispetto all’anno scorso: in testa Wall Mart, con circa 400 miliardi di dollari di vendite al dettaglio. Quasi 128 miliardi per Carrefour, mentre Metro è a quota 99 mld. L’inglese Tesco è quarta a 96 miliardi, seguita dalla tedesca Schwarz, +12,3%. Queste due aziende hanno la più alta crescita del fatturato rispetto all’anno scorso, entrambe intorno al 12%. Seguono tre compagnie americane, Kroger, Home Depot e Costco. Nona la tedesca Aldi, decima la statunitense Target.

In Italia, Coop con il 46esimo posto ha scalato sei gradini in classifica, grazie a 17 mld di ricavi. Conad, 69esima, ha guadagmato otto posizioni, Esselunga è 114esima con un +7. L’unica ad aver perso terreno, -8, è Luxottica, 182esima. Gran recupero di 22 posti per il Gruppo Pam, 205esima, e infine Finper è 224esima dopo aver scalato 14 gradini.

Continuano ad essere marginali le vendite attraverso il commercio elettronico, intorno al 5% per beni durevoli e tempo libero e per la moda, mentre nei beni di consumo si scende allo 0,9%. «Nel prossimo decennio Internet continuerà ad essere un’opportunità», spiega Righetti, ma perché diventi profittevole «occorrerà sviluppare competenze specifiche», per esempio integrando «i punti di contatto e di interazione con i clienti all’interno di tutti i diversi canali di vendita».

A livello internazionale, i player dei paesi emergenti non solo competono “in casa propria” ma, commenta sempre Righetti, «si prevede che a breve effettueranno investimenti nei paesi industrializzati, sfruttando la spiccata specializzazione e il legame che evoca la loro terra d’origine». E ancora, se i paesi che prima della crisi avevano alti livelli di consumo adesso vedranno le famiglie diventare più prudenti, quelli la cui crescita era basata soprattutto sulle esportazioni, come la Cina, si concentreranno maggiormente sul mercato interno, «caratterizzato da una classe media in crescita e con sempre più potere d’acquisto», conclude Righetti.