E ora Buffett difende Goldman

di Barbara Weisz

3 Maggio 2010 13:30

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Il finanziere, tradizionalmente critico sui derivati, si schiera con la banca d'affari e con il Ceo Blankfein. Ha cinque mld in titoli in Goldman

È tradizionalmente uno dei più severi critici degli strumenti finanziari derivati. In passato è arrivato a definirli «armi di sterminio di massa». E ora, Warren Buffett improvvisamente si trasforma nel primo difensore di Goldman Sachs, la banca d’affari finita sotto inchiesta da parte della Sec per una vicenda che riguarda proprio alcuni strumenti derivati, e su cui ora pende anche un’inchiesta penale.

Di tutto questo Buffett ha parlato sabato scorso, davanti agli azionisti riuniti per l’assemblea annuale di Berkshire Hathaway. Un appuntamento che i media americani si divertono a definire la Woodstock della finanza, e che porta a Omaha, dove si trova il quartier generale della società di investimenti del terzo uomo più ricco del pianeta, decine di milgiaia di investitori (circa 40mila quest’anno).

«Non ho visto nulla, nei comportamenti di Goldman, che la renda più criticabile dell’intera Wall Street», ha dichiarato Buffett alla conferenza stampa di domenica, che ha seguito il meeting di sabato chiudendo il week end di Omaha. Ma anche davanti ai suoi azionisti Buffett non si è sottratto alle domande sulla banca d’affari, peraltro attese («mi aspetto numerose domande su Goldman, e darò risposte consistenti e complete» aveva detto alla vigilia). Di fatto, l’oracolo di Omaha (questo uno dei tanti soprannomi del finanziere), ha appoggiato quelle che sono le linee guida della difesa della banca d’affari, a partire dalla considerazione che i clienti che sarebbero stati raggirati sono a loro volta istituti finanziari del tutto preparati a maneggiare strumenti di finanza complessi.

Questi investitori, ha detto Buffett, «avrebbero dovuto fare due diligence migliori». E ancora, sempre riferendosi ai clienti di Goldman: «faccio fatica a simpatizzare con una banca che ha fatto un’operazione negativa». Il finanziere offre in particolare un appoggio senza riserve al numero uno di Goldman, Lloyd Balnkfein, dicendo a chiare lettere che non vede motivi per sostituirlo e concedendosi pure una battuta: «se Lloyd avesse un fratello gemello, io sarei dalla sua parte».  

Va detto che Berkshire Hatheway ha un significativo investimento in Goldman, circa 5 miliardi in azioni, acquistate nel 2008, nel bel mezzo della crisi. Titoli che, grazie a un tasso intorno al 10%, al momento hanno fruttato circa 500 milioni di dollari all’anno di interessi (15 dollari ogni secondo, ha spiegato Buffett). 

Dunque, Buffett ha tutto l’interesse ad appoggiare Goldman, con cui comunque ha rapporti d’affari da decenni. Il finanziere ha anche avuto parole di appoggio per le agenzie di rating. Il suo vice, Charlie Munger, ha un po’ smussato gli angoli, ha ammesso che il sistema finanziario ha molti difetti, e poi per spiegare il suo punto di vista si è servito di una metafora paragonando banche e regolatori alla tigre e al domatore: «quando la tigre esce dalla gabbia e inizia a fare danni, è stupido criticare la tigre», il problema è il domatore.

In termini generali, sull’attuale congiuntura economica, Buffett è stato positivo: la ripresa si sta rafforzando. Parole di grande stima per il numero uno della Fed, Ben Bernanke. Nessuna critica all’amministrazione americana. Negli ultimi giorni, sul fronte “politico” Buffett ha incassato una sconfitta. La sua opposizione a una delle misure della riforma finanziaria di Obama non ha avuto successo: Buffett proponeva di non attuare una serie di restrizioni sui derivati ai contratti già esistenti, difendendo così i propri investimenti (pari a circa 63 miliardi di dollari sui derivati).