Da Wall Street a Cannes, il ritorno di Gekko

di Barbara Weisz

14 Maggio 2010 12:30

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Oggi sulla Croisette anteprima mondiale per il sequel di Stone con Douglas, "Money never sleep". È nutrito il filone di film su denaro e potere

«Qualcuno mi ha ricordato che una volta ho detto: l’avidità è giusta. Ora è legge». Se qualcuno ha già visto il trailer, sa esattamente di cosa stiamo parlando. Ma anche coloro che ancora non l’hanno visto, con ogni probabilità hanno già capito. Gordon Gekko, alias Michael Douglas, è tornato sul grande schermo. E, come si addice alle occasioni di rilievo, lo ha fatto con una presentazione in grande stile: il sequel di Wall Street, che come già si sapeva si intitola “Money never sleep”, il denaro non dorme mai, è ospite d’onore (fuori concorso) al Festival del cinema di Cannes. Oggi la proiezione in anteprima, destinata al selezionatissimo pubblico della Croisette, che avrà il privilegio di vedere l’unico sequel mai girato da Oliver Stone.

Il regista, più volte premio Oscar (non con Wall Street, in quel caso la statuetta andò a Douglas come miglior attore), è figlio di un broker di borsa. Di quelli di una volta, non in stile Gekko, per intenderci. Per girare il film si è documentato, è andato a Wall Street, ha parlato con trader, economisti. Si dice che la produzione sia stata ritardata (doveva uscire l’anno scorso) proprio per aggiornare la trama alle vicende attuali. E si parla anche di un possibile, futuro, terzo capitolo, non escluso dallo stesso regista: «abbiamo lasciato il finale aperto», spiega.

Già il finale. Una sorpresa, ci mancherebbe, ma si sa già che rispetto al primo capitolo, Money never sleep contiene qualche novità. «È un film sul denaro e sull’amore», ha spiegato Oliver Stone. E se il denaro era indiscutibilmente protagonista anche di Wall Street, altrettanto non si può dire dell’amore. E qui veniamo alla protagonista femminile, Carey Mullighan, che interpreta la figlia di Gekko. Del padre, pensa tutto il male del mondo e lui, uscito di prigione, decide di riconquistarne l’affetto, avvicinandosi al futuro genero (Shia La Beouf). Un Gekko buono? Improbabile, ma è vero che non sarà nemmeno il supercattivo (c’è anche Josh Brolin).

Questi gli ingredienti dunque, potere e denaro contro famiglia, affetti, valori. Ma non solo. Per vederlo, bisognerà aspettare un po’, il film in Italia esce il 15 ottobre, mentre nei cinema statunitensi arriverà a settembre. La pellicola si inserisce in un filone che ultimamente ha dato molti spunti al cinema.

Lo stesso Douglas ha appena finito di lavorare a un’altra storia, che esce proprio in questi giorni negli Usa: “Solitary Man”, diretto da Brian Koppelman e David Levien. Interpreta il protagonista, Ben Kalmen, un magnate dell’automobile che, fra speculazione azzardate e scandali privati, si ritrova sul lastrico. E chiede un lavoro da cameriere all’amico Danny De Vito. «C’è qualcosa di preciso che avvicina i due film», spiega Michael Douglas, «e sono le domande che entrambi i copioni si pongono sull’America. Dove sta andando il Paese, quanti sono gli uomini convinti, come dice sempre Oliver Stone, che il denaro sia per una certa rampante società un elisir di maggior potere del sesso?».

Fra l’altro, questo secondo film introduce un nuovo elemento: le donne che a loro volta emulano gli uomini nella corsa al potere sfrenato: «In Solitary Man c’è una donna alla guida della corporation che mette sul lastrico Ben<», racconta l’attore.

E ancora, per proporre altri titoli, c’è il documentario sulla crisi economica globale Inside Job di Charles Ferguson. Oppure “Cleveland contro Wall Street”, dello svizzero Jean-Stephane Bron, che verrà presentato domenica prossima alla Quinzaine Des Realisateurs.