Lo stress da lavoro colpisce il 22 per cento dei lavoratori. Da studi condotti dall’Ispesl, Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, emerge che una percentuale compresa tra il 50 e il 60 per cento delle giornate lavorative è persa proprio a causa dello stress, il che comporta un impiego di 22 milioni di euro annui per motivi di stress lavoro-correlato.
Le cause dei disturbi lavoro-correlati possono essere molteplici, tra cui l’introduzione delle nuove tecnologie, piuttosto che nuove forme contrattuali flessibili, la tipologia di professione e l’organizzazione del contesto lavorativo. Disturbi psicologico-psichiatrici in crescita, legati all’adattamento o di tipo ansioso-depressivo sono spesso riconducibili a situazioni lavorative snervanti e colpiscono soprattutto i soggetti compresi tra i 35-44 anni.
Come abbiamo già evidenziato in un’altra occasione, è fondamentale trasmettere ai datori di lavoro l’importanza di creare un ambiente sano e libero dall’ansia, al fine di ottenere non solo un risparmio aziendale, ma anche e soprattutto il benessere della forza lavoro. Lo stress e i conflitti sul lavoro, che si acuiscono nei momenti di difficoltà, ostacolano maggiormente la gestione di una crisi. A questo proposito è necessario sottolineare quanto le buone relazioni siano di aiuto in un contesto lavorativo; ad esempio una migliore attenzione alla comunicazione interna da parte delle aziende può migliorare la produttività.
Secondo il britannico National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE), una delle responsabilità per ovviare il dilagare di questi disturbi va ricercata proprio nella figura dei manager e dirigenti, i quali dovrebbero rivisitare atteggiamenti rigidi e autoritari per lasciare maggior spazio a feedback positivi nei confronti dei subordinati, dare maggior libertà e autonomia accrescendo l’autostima e l’autonomia sul lavoro.
Tutto questo sembrerebbe retorico e quindi sottovalutato, ecco perché il più delle volte non viene messo in pratica. Lo stesso Cary Cooper, esperto di psicologia del lavoro sottolinea che «non bisogna sottovalutare l’importanza di dire “bravo” a un dipendente». Anche l’investimento in corsi di formazione, sia per manager che per le risorse dipendenti, risulta un ottimo metodo per motivare e agevolare la crescita aziendale.
Secondo la Campagna Europea sulla Salute Mentale, “Lavorare in Sintonia con la Vita”, è necessario:
- comprendere e prevenire i fattore che generano stress e problemi legati alla salute mentale;
- offrire supporto ai dipendenti che hanno problemi legati alla salute mentale;
- sviluppare politiche aziendali per il reinserimento e/o impiego di chi è affetto da problemi psichici.
Perfino giuridicamente il termine “salute” è stato ampliato in modo significativo, indicando non solo l’assenza di malattie o infermità, ma anche uno stato di benessere psicofisico e sociale, introducendo come fattore rischio lo stress lavoro-correlato.
La salute psico-fisica del personale, diventa così punto imprescindibile, corollario di un’azienda forte, basti pensare che tutte le aziende di successo focalizzano gran parte della loro attenzione sui propri lavoratori. Queste aziende attuano quotidianamente modelli di buona pratica, ovvero un’insieme di procedure e regole, affatto dispendiose, volte ad assicurare la salute e il benessere, non solo dei lavoratori, ma dell’azienda stessa; ottenendo una notevole diminuzione del fenomeno dell’assenteismo, degli infortuni sul lavoro, una minore migrazione dei dipendenti e una maggiore produttività.
La progettazione e manutenzione di un ambiente lavorativo sereno e confortevole non è un concetto idealistico bensì una realtà che richiede piccole innovazioni, come l’introduzione di “pause attive”, la creazione di un’atmosfera pulita, profumata e accogliente, una maggiore comunicazione e via dicendo. tutto questo si può, con un minimo di organizzazione e soprattutto il massimo dell’attenzione possibile nei riguardi dei propri lavoratori, impiegati, quadri o dirigenti che siano.