Per accedere al credito ed ottenere la fiducia delle banche, le PMI devono affidarsi al manager e non solo al commercialista. Questa la conclusione emersa in uno studio realizzato nell’ambito del progetto Tekne finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, per capire, attraverso un’indagine sulle imprese nazionali, quanto queste si stiano adeguando dal punto di vista gestionale ed organizzativo per abbassare il grado di rischio delle operazioni di investimento, come richiesto dal sistema bancario sulla base degli accordi di Basilea2.
I risultati dello studio e le relative riflessioni di cui stiamo parlando, sono contenuti in un articolo pubblicato sul blog dell’agenzia di rating Fox & Partner Spa che ha coordinato l’indagine, realizzata tramite questionari, su un campione di aziende del Nord Ovest, assieme a Università, Politecnico di Milano ed Associazione di imprese Usernet. I dati hanno evidenziato che la maggior parte delle imprese ha messo in atto ristrutturazioni contabili, piuttosto che organizzative.
Lo ha dichiarato l’83% delle aziende intervistate. Una riorganizzazione dei processi decisionali e dei ruoli a cui affidare le principali scelte di investimento è stata realizzata solo dal 42% delle imprese interpellate. Percentuale significativa che però mette in luce la difficoltà culturale del sistema imprenditoriale italiano ad adeguarsi ai radicali ed epocali cambiamenti del sistema economico e finanziario.
Una difficoltà motivata dalla struttura dello stesso tessuto aziendale italiano, costituito per la maggior parte da piccole e medie imprese a gerarchia familiare, dove per tradizione non si è abituati a delegare ad altri le principali scelte e strategie di investimento. Eppure con l’avvento di Basilea2, le aziende dovranno imparare a farlo, perché detti accordi internazionali, stabiliscono che le banche dovranno accantonare una quota di capitale proporzionale al grado di rischio della concessione di credito.
Una simile operazione comporta dei costi per le banche e dunque la maggiore necessità da parte delle stesse di concedere finanziamenti solo ad operazioni di investimento che presentano un grado di rischio basso, cioè un buon indice di rating, ovvero il metodo che classifica il grado di solvibilità di un’impresa.
La ristrutturazione organizzativa del sistema bancario sul fronte della gestione dei processi di erogazione del credito, si ripercuote inevitabilmente sui processi di riorganizzazione aziendale che dovranno essere adeguati ai limiti imposti alle banche dagli accordi di Basilea2.
All’interno dell’impresa sarà necessario decidere le migliori strategie di investimento, quelle che presentano un basso rischio e che possono attirare l’interesse e la fiducia delle banche. E per riuscire ad accedere al credito o all’affidamento che in genere determina la sopravvivenza stessa dell’impresa, non sarà solo necessario far fare i conti al commercialista , ma affidare ad un dirigente interno la delicata valutazione delle migliori scelte di investimento, quelle che potranno rivelarsi redditizie , non solo per la sopravvivenza dell’azienda, ma anche per la sua crescita ed espansione. Insomma anche per le PMI, la figura del manager sarà sempre più indispensabile, al pari di quella del commercialista. Per ottenere fiducia dalle banche, non serve solo fare i conti, ma anche ragionare.