Draghi insiste su crescita e competitività

di Barbara Weisz

31 Maggio 2010 12:45

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Bene la manovra del governo, sì alle nuove regole per la finanza globale, ma l'imperativo è la crescita. Le considerazioni finali del Governatore

«Un anno e mezzo fa il fallimento di Lehman Brothers apriva scenari gravi per la finanza e l’economia del mondo». Parte dall’analisi della crisi il discorso del governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che oggi ha pronunciato davanti all’assemblea annuale dell’istituto centrale le sue considerazioni finali.

Una crisi che «ci ha ricordato in forma brutale l’importanza dell’azione comune, della condivisione di obiettivi, politiche, sacrifici». E questa è «una lezione che vale per il mondo, per l’Europa, per l’Italia». E se il mondo deve fare i conti cn la riscrittura delle regole, a partire da quelle della finanza, non bisogna perdere di vista l’altra necessità non procrastinabile: la crescita.

A livello internazionale la questione è ben esemplificata dalla tripla velocità dei dati di ripresa di Cina, Usa, ed Europa. L’Europa deve prendere atto che la moneta unica da sola non basta, gli «eventi recenti ripropongono con maggior forza l’antico problema di un governo economico dell’Europa». Bisogna rafforzare il patto di stabilità, e imporne il rispetto «introducendo sanzioni, anche politiche». Ma anche qui, senza mai dimenticare la regola base: «una stabilità duratura dei mercati si ha solo con la ripresa della crescita, perchè non va dimenticato che questa crisi è soprattutto una crisi di competitività».

Quanto all’Italia, bene la manovra del Governo che, viste le condizioni, «era inevitabile», ma ora bisogna tenere ben presente che «le restrizioni di bilancio incidono sulle prospettive di ripresa a breve dell’economia italiana». Il sistema Italia ha molti punti di forza (ricchezza delle famiglie, basso debito netto verso l’estero), ma anche alcune debolezze: due quelle su cui Draghi insiste con maggior forza, evasione fiscale e corruzione, i cui costi sono definiti «insopportabili», e la disoccupazione in particolare fra i giovani.

«L’evasione fiscale è un freno alla crescita», sottolinea Draghi, perchè «richiede tasse più elevate per chi le paga», «riduce le risorse per le politiche sociali», provoca squilibri. Ad esempio, «il cuneo fiscale sul lavoro è di circa 5 punti superiore alla media degli altri paesi dell’area dell’euro, il prelievo sui redditi da lavoro più bassi e quello sulle imprese, includendo l’Irap, sono più elevati di sei punti». Il valore aggiunto sommerso è al 16% del pil. Fra il 2005 e il 2008, è stato evaso il 30% della base imponibile Iva, il che significa oltre 30 miliardi l’anno, due punti di pil. E allora: «in una prospettiva di medio termine la riduzione dell’evasione deve essere una leva di sviluppo». E ancora: «relazioni corruttive tra soggetti privati e amministrazioni pubbliche, in alcuni casi favorite dalla criminalità organizzata, sono diffuse. Le periodiche graduatorie internazionali collocano l’Italia in una posizione sempre più arretrata».

La corruzione frena lo sviluppo. Per esempio, c’è una stretta connessione tra la densità della criminalità organizzata e il livello di sviluppo: «nelle tre regioni del Mezzogiorno in cui si concentra il 75 per cento del crimine organizzato il valore aggiunto pro capite del settore privato è pari al 45 per cento di quello del Centro Nord».

E veniamo ai giovani, il cui disagio cresce con la crisi. Fra i 20 e i 34 anni, nel 2009 «la disoccupazione ha raggiunto il 13%», e la riduzione rispetto al 2008 della quota di occupati «è stata quasi sette volte quella osservata fra i più anziani». Da tempo in Italia si amplia il gap fra la condizione lavorative di vecchie e nuove generazioni, a sfavore delle seconde, e «una ripresa lenta accresce la probabilità di una disoccupazione persistente». Occorre prolungare la vita lavorativa. Un dato: «i paesi europei ad alto tasso di occupazione nella fascia 55-64 anni sono quelli con la maggior occupazione giovanile».

Draghi in generale, conclude: la sfida di oggi è «coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita» e «si combatte facendo appello agli stessi valori che ci hanno permesso insieme di vincere le sfide del passato: capacità di fare, equità; desiderio di sapere, solidarietà».